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21 giugno 2007

IL REGALO


La fantasia è un regalo che mi è stato fatto da bambino.
Un giorno vennero due signore a trovarmi e sorridendo mi aprirono la mano per consegnarmela.

Era incartata nella pagina di un vecchio giornale e legata a pacchetto con uno spago usato, senza fiocco. Lo spago era così corto che a malapena erano riuscite a fare il nodo.
Era un pacchettino cosi minuscolo che stava tutto nella mia piccola mano di bimbo e cosi leggero che pensai che dentro non doveva esserci nulla.

In piedi davanti a me, le due signore mi dissero: "Qui dentro potrai trovare tutto ciò che desideri e sogni ma non dovrai mai aprirla. Se lo farai perderai tutto."

Non capivo: se tutti i miei desideri erano li dentro, come avrei potuto averli senza aprirla?

Le due donne mi si avvicinarono e mi baciarono, insieme. Poi ancora mi dissero: "Ricorda, se la aprirai perderai tutto".
Continuavo a non capire.

"Voi chi siete?" domandai. La prima , quella che più spesso parlava, rispose: "Io mi chiamo Malinconia". L'altra, quella più gelida e taciturna pronunciò solo il suo nome: "Tristezza".
Posai un attimo lo sguardo sulla piccola scatola e quando lo rialzai, loro erano sparite.

La scatola continuava a rigirarmi nelle mani e cominciai a pensare che cosa potesse contenere. E più ci pensavo e più mi sentivo bene. E più ci pensavo e più capivo che quella scatola non avrei dovuto aprirla perché li dentro c'ero io e non dovevo perdere nulla di me; cominciavo a capire che i sogni, i desideri, le passioni, e tutto ciò che è fantasia sono la mia vita e che quella scatola l'avrei riempita all'infinito se avessi voluto.

Quella scatola, dopo tanti anni, è ancora nelle mie mani. Ora è avvolta in un foglio di seta, con disegni in oro, tempestata di diamanti e con un fiocco fatto di nuvole e piume di pavone. E non importa se gli altri continuano a vedere una piccola scatola avvolta in un foglio di giornale con un filo di spago.

Adesso la piccola scatola continua a diventare così leggera che devo stringerla sempre più forte tra le mani. E più si riempie più diventa leggera perchè i sogni, si sa, fanno volare.

Le due signore ogni tanto ritornano ma non si fermano molto. Si siedono accanto a me poi prendono la mia mano e mi dicono: "Il peso di questa scatola è il peso della tua anima, rendila leggera. Riempila di fantasia".

Sorrido... e se ne vanno

14 giugno 2007

Dove raccolgo il vento


Dovrei farti credere che esistono
giorni dove raccolgo il vento,
senza note stonate.
Prendiamo sempre i colori
dei giorni più tristi
per colorare il sangue delle nostre ferite,
guardando stupiti
come si spengono i fuochi
della vita.
Non sappiamo dare un nome
alle strade affollate e incolori
che ci confondono.
Respiriamo la lenta agonia che ci insegue
e dimentichiamo gli occhi
tra un bacio e una promessa.
Vorrei farti credere che non conosco
il sapore del pane,
che la paura si è addormentata
tra le spine di un addio.
Ma oggi non trovo scuse
per mentire ancora.

12 giugno 2007

Forse è colpa del mare


Ritorna la tua voce,
lontano souvenir,
come neve
dentro una sfera.
La mano,
letta dalla solita zingara
all'angolo della vita,
ha una linea
pronta a mentire.
Ti ho portato le mie gambe,
non devo più scappare
dalle tue silenziose paure.
Chissà se piangi ancora
alla solita ora,
tra un aperitivo e un insulto,
spogliandoti di ogni nome .
Forse è colpa del mare
se sento così freddo
e non chiudo più gli occhi.
Forse è colpa del mare.

01 giugno 2007

Code di pavone


Dove si dissimula la giustezza del pensiero,

lì è la mia agognata e ambita meta.

Non vedo luce in me

che occhio di uomo possa guidare

per cui mi lascio ammaliare

da sentimenti oscuri

che portano la mano a

lasciar tracce del pensiero.

E repentino muto d'avviso

del gesto compiuto,

che il tacer è tardivo,

e indugio nel segnare.
Al seminare consegue raccolta;

ma qual contadino sono io

che nessun frutto carpisce?

Colpisce forse il mio articolato verbo

che schiaffeggia la cosa comune

e il quotidiano sentire,

ma in me nessun genio nascosto alberga,

nessuna straordinarietà,

se non quella di saper ancora sorridere,

dell’amare il mio passo

che in questo mondo di sale

tra un dolore e l’altro salta.
In questo luogo il tempo passa

tra ludiche esposizioni di code di pavone,

orchestrali guidati da bacchette telematiche,

satrapi davanti a telecamere.

Leggo e mordo

tra i vostri guaiti

e le vostre bestemmie.