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18 dicembre 2008

Il mio ragno e Ulisse


Vorrei cominciare da quella notte nella quale il ragno che viveva con me, decise che era inutile aspettare Ulisse perché non sarebbe mai più tornato. Se ne andò e lascio la sua tela incompiuta .

Rimasi ancora un giorno e una notte a vegliare col naso all’insù. quel dolce talamo di seta pronto per la morte.

Una morbida melica mi accompagnava sui fili di seta dove raccolsi notizie di te, dove pensai che forse eri andata via con il suo Odisseo e avevi scelto chissà quale scoglio per naufragare, e che forse saresti tornata portata dalla prima marea del Mare della Tranquillità, con un abito bianco e una rosa appassita sul seno, magari annegata dall’ultimo rimorso rimasto nella credenza.



La mia finestra era senza vetri, per non fermare il vento; ed erano passati 100 giorni senza sogni e 100 giorni senza te. Il vento passava e non portava mai il tuo nome.

Forse era estate quando trovai il nuovo amore. Forse era estate quando sparsi le tue ceneri sulla neve che scendeva. Forse era estate quando Ulisse torno e non trovò più mio ragno sulla sua tela. E insieme abbiamo pianto.