Non capisco se sono stanco o se mi stancano gli altri. Cercare risposte è un gran bel mestiere ma devi avere pronte le giuste domande. Ma, soprattutto, bisogna sapere a chi farle. Voi avete risposte?
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24 dicembre 2009
Le fate
Ho incontrato le fate
ed hanno fatto di me un sognatore.
Ho incontrato un uomo
ed ha fatto di me una bestia.
Ho incontrato una montagna
ed ha fatto di me un albero.
Ora sono qui ,
con le radici nella terra
e vedo gli uomini che cacciano gli animali
e impiccano le fate ai miei rami.
Sanno uccidersi così bene
che la fantasia non gli serve più.
Ma le fate non muoiono …
21 dicembre 2009
Insonnia
03 dicembre 2009
met emet
Non serve a nulla chiudere gli occhi.
Si siede accanto a me
e sussurra nomi.
Nomi e parole che mi hanno abbandonato.
Ho sognato per te.
C'erano grandi palazzi di marmo
dove perdere gli ultimi sorrisi.
Ho sognato che domani
avrei sperato nel giorno.
Raccogli tutto e metti insieme
il silenzio.
Ho aspettato troppo per dirti
che chiuderò gli occhi guardando
dentro immobili bocche.
Anche tu dirai sì.
26 novembre 2009
Figlio del silenzio
Ho inghiottito l'ultima lama della maledizione.
ed ora, algida e feroce dirompe nel ventre,
scarifica la mia ragione fino allo zenit del terrore.
Sul bianco muro dell'agonia ho scritto
l'ira di uno sconosciuto dio,
simulacro di potenza e dolore,
anima perdente della mia irriverente solitudine.
Richiudo i petali,
scivolando nella serena demenza del ricordo,
cullato dalle derive dei rimorsi
dove il freddo ammanterà il mio corpo.
Sono figlio di un inenarrabile silenzio,
nato per ascoltare le lacrime,
per guardare occhi ammutinati e solerti,
per camminare dentro una nebbia che brucia.
Questa notte
avrà ancora una volta un nome.
Forse il tuo.
01 novembre 2009
Solo la notte
di quante volte
mi sono fermato
a cercare una ragione
per non piangere?
Ci sono alberi
che hanno il tuo nome
e montagne cosi alte
dove ho portato a sanguinare
il mio orgoglio.
Ti ho mai raccontato
di quante volte
ho chiuso gli occhi
prima di una curva?
Oggi le parole sono arrivate
cosi da lontano
che nemmeno le ricordavo;
sono stato cancellato
da un passato
morto e sepolto.
Butta via tutto di me
se non vuoi più nulla.
Ti ho mai raccontato
di quanto sia bravo
a morire in silenzio?
14 ottobre 2009
Nella notte
Le telefonate nella notte fanno gelare il sangue. La mano corre sotto al cuscino, sul gelido metallo che rassicura. Attimi, poi la mano accoglie nel palmo il telefono. Ascoltare e tacere: Numeri e nomi da ingoiare dentro le sinapsi, intascare le solite raccomandazioni e controllare l'orologio.
Uomini ramazza, nettezza urbana senza tempo.
Nella tasca c'è sempre il peso di una possibile fine, I viaggi sono scritture nel tempo, racconti monotoni e previsti.
La raccolta di menzogne è interminabile, quasi pietosa, come una maschera necessaria per coprire la smorfia del dolore.
Preparo ancora i miei suoni meccanici con le mani che si muovono a memoria, cieche e precise. Mani che non dimenticano.
Non sarò mai più così leggero da tornare a volare.
Ascolto sempre le ultime parole.
Le telefonate nella notte a volte confondono i nomi.
Le telefonate nella notte a volte fanno dormire bene.
29 settembre 2009
Non sanno mai chi sei
Posso raccontare di come sia la notte. Posso raccontare come erano certe notti.
Non avevano la luna, non avevano strade conosciute, non avevano numeri civici sulle porte, non avevano viali conosciuti, non parlavano la mia lingua. Arrivavo da solo, attraverso varchi anonimi, senza dichiarare nulla, senza il mio nome.
Incontravo persone senza un volto, con poche parole calibrate, consigli scritti sulla lingua e ordini precisi nelle mani.
La notte allora cominciava a scorrere lenta dentro. Servivano solo gli occhi e il silenzio.
Il silenzio rimane fermo lì, tra la bocca e lo stomaco ancora per qualche tempo dopo la notte. Quel silenzio secca la lingua, taglia le sinapsi.
Servivano solo gli occhi e il silenzio quando dovevo pensare a tornare con il mio respiro.
Non sanno mai chi sei. Non lo sanno prima, non lo sanno dopo. Non lo sanno perché te lo raccontano prima, chiamandoti per nome, dicendoti come sei nato, come mangi, come dormi, come vivi.
Avevano il mio DNA tra le dita ma non mi chiamavano col mio nome. Non volevano sapere chi ero quando era notte.
Di notte ero solo un'ombra.
03 agosto 2009
Adagio
Avevo prestato quella notte ad un piccola speranza. Sapevo di puntare forte, sapevo che le probabilità di quella puntata erano basse. Ma sapevo anche che se non lo avessi fatto le notti sarebbero state insonni e col pensiero di non aver giocato anche quella misera, ultima carta.
Avevo preso in prestito un cuore, pronto a credere ad ogni bugia, ad ascoltare ogni scusa per avere davanti ancora una chance.
Avevo comprato anche un biglietto in offerta speciale per la libertà; avrei dovuto capire che non esiste un prezzo diverso da quello che si deve pagare per averla.
Avevo scritto dentro il mio sangue il percorso da seguire. Cambiare abitudini, nascondere le tracce, dimenticare nomi, distruggere agende e pensieri.
Aprendo ancora per un’ultima volta quella raccolta di nomi , senza ordine alcuno se non quello alfabetico, quasi nascosto tra le righe, trovai il nome del passato.
Sapevo bene che in fondo non si scappa mai da nulla e da nessuno.
Le scale scendevano giù in strada troppo veloci. Avrei voluto sentire il suono di una sveglia, vedere il sole entrare dalla finestra, avrei voluto sentire una mano che mi accarezzava. Ancora una volta nessuna spiegazione per nessuno. Ancora silenzi e lacrime intorno a me.
Forse ancora è un brutto sogno. Dimmi solo che potrò fermarmi.
28 giugno 2009
Bugie e gingilli
E parlano. Dicono un sacco di cazzate sull'amore, ci credono, ti fanno credere di essere l'unico loro pensiero,, si fanno desiderare, scopare, ti chiamano per dirti che sei l'unico loro pensiero e poi alla sera vanno con le amiche e si dimenticano di te. O meglio: ti rendi conto che per loro non sei che una virgola dentro ad un discorso, una virgola che se anche viene dimenticata non fa cambiare il senso al discorso. Non sei un cazzo di niente per loro. O meglio: sei un cazzo. Il cervello di una donna ha sinapsi differenti da quelle di un uomo; il loro collegamento è trasversale, ambiguo, equivoco. Una donna ha sempre bisogno di giocare con il suo ego, ha sempre bisogno di perdersi dentro alle parole e di piangere un po’.
E noi ci si casca sempre. Tra le braccia di una donna siamo inutili come un due di picche a briscola.
Sono così ripetitive e prevedibili che viene da domandarsi se la madre non sia una per tutte.
Se poi ti capita di dire loro che le ami davvero, si spaventano; vengono prese da mille dubbi e alla fine si inventano un mal di pancia, un compleanno oppure ti dicono che non vogliono soffrire e che piuttosto di iniziare un qualcosa ti regalano un buono per andartelo a prendere in quel posto. Ma sempre con gentilezza e con qualche lacrima che scende lungo le guance ( che non guastano mai e che fanno sempre la loro porca figura).
Zio Oscar diceva bene: “Le donne non hanno mai nulla di interessante da dire. Ma lo dicono così bene.”
Bugie e gingilli. Scegliete l’ordine voi.
04 giugno 2009
PORTAMI CON TE
Portami dentro un incubo
dove possa capire il tuo mondo.
Insegnami la tua lingua,
voglio usarla come una frusta.
Non ho paura delle strade di notte,
anche io conosco il buio.
Sai mancare ogni momento,
sai conficcarti dentro al cuore
come un qualunque respiro.
Dentro quali abissi vuoi scendere
insieme a me?
Portami con te, fino al mattino
come se tutto potesse finire.
19 aprile 2009
Invisibile
E ci sono momenti in cui la vita diventa tanto pesante da premere sul cuore così forte da farmi piangere sangue.
Hai cambiato troppi nomi per avere ancora un viso da riconoscere e mi hai chiamato troppe volte con nomi diversi per farmi girare per strada.
Ho scelto la dimenticanza e la cinica sopportazione dell’indifferenza di chi parlava dell’amore con la stessa facilità con la quale va’ al supermercato a comprare le mele per fare una torta.
Vorrei imparare a dire addio. Suona bene.
Sono diventato invisibile, trasparente. Non esisto più. Cancellato.
Gli altri sanno dimenticare, sanno chiudere gli occhi e farti sparire. Quando succede questo un piccolo dolore attraversa il corpo di chi viene dimenticato.
Forse per questo sto male, forse per questo qui è sempre notte.
Vorrei dimenticare ma non so come fare… Tu come hai fatto?
Addio.
26 marzo 2009
Inattesa
Non ti aspettavo,
non sentivo il tuo passo seguirmi.
La tua voce era perduta dentro
una storia scritta per noi.
Hai tenuto fermo lo sguardo sul sole
lasciando la paura dentro un bicchiere di vino.
Sono state le le tue mani a chiedermi una risposta.
Non ho più nessuna voce che sappia chiederti tempo
ho lasciato indietro ogni illusa emozione
e so che rimarrai lontana,
nascosta dentro i tuoi futuri rimpianti.
22 marzo 2009
messaggio nella bottiglia
Se si trattasse di inventare vite per altri sarebbe facile. Inventare la tua propria vita oltre che difficile è penoso. Il più delle volte devi raccontare che sei gatto quando sei leone. Devi camminare quando sai correre. Devi strisciare quando sai volare.
La lingua si è tagliata a forza di essere morsa, l'ho perduta dentro qualche tombino che hanno costruito per nascondere il mio nome.
Fammi fidare di te. Ho mille bottiglie da gettare nel mare , con dentro troppe verità velenose, con dentro troppi peccati di uomini nell'ombra.
E poi il mare è così grande.
E poi ci sono troppe strade buie.
14 febbraio 2009
Schegge di passato
Scendo dentro nuovi silenzi
dove gli acuti dei desideri
sono segni scritti col gesso.
Trovi ancora vie di fuga
dentro alle mie debolezze,
piccole schegge di passato
solerti e prevedibili.
Aspettami sulle scale a piedi nudi
e raccontami della tua delusione,
del tuo nuovo dispiacere.
Ma io ho solo questo nome,
perdonami,
ho solo questo tempo.
06 febbraio 2009
Pensando
che alimenta e pasce le mie illusioni.
Partorisce fantasie senza virtù,
mi adorna di silenzi,
mi spinge a chiederti di altri amori.
Troppo lontano dal tuo tempo
per posare il mio sguardo su di te.
30 gennaio 2009
Scegli me
24 gennaio 2009
Storia muta
19 gennaio 2009
Fragili
17 gennaio 2009
VA TUTTO BENE
Va tutto bene.
Aspetto la notte per saltare sul primo incubo che passa di qua.
Peccato non sappia ballare il valzer; peccato perché sarebbe stata l’ultima occasione per inciampare ridendo.
Va tutto bene .
Tengo le mani in tasca per non cercare altre mani; ma tu hai dita troppo lunghe e dritte per non bucare il mio orizzonte, troppo affilate per non tagliarmi la bocca. Non ti volevo far sapere nulla,
solo che ho paura.
Va tutto bene.
Ogni tanto vorrei piangere alla stazione, mentre parte un treno. E vorrei che qualcuno ritrovasse il mio nome nella dedica di un libro. Ascolto ancora vecchie canzoni con dentro i giorni della rabbia e le notti disperate e rido.
Va tutto bene.
Guardo visi distratti, meteore urbane pronte a ignorare il mio sorriso. Faccio inutili pause nel respiro, trattengo l’aria per dimenticarmi un istante di loro. Scelgo sempre la nota più acuta per entrare nella pelle e chiudere gli occhi.
Va tutto bene.
Incantami ancora con la tua voce lontana. Va tutto bene, è solo che non riesco più a dormire senza le tue bugie: Avevo le tasche bucate e ho perduto le lacrime che tenevo per i giorni migliori.
Va tutto bene, credimi.
07 gennaio 2009
La stele di Rosetta
Erano i primi sintomi di quella ingestibile paura di non avere più tempo.
Ma invece mi serviva tempo per capire dove finiva tutto ciò che facevo. Lo sapevo ma non lo raccontavo a nessun specchio.
Cinque minuti. Era passato troppo tempo e le mani avevano cambiato tasca, involontariamente.
Mi ero allontanato senza nemmeno accorgermene, con passo lesto; lo stesso passo che ha cominciato a segnare il mio tempo.
Scrivo geroglifici dentro piramidi telematiche, lasciando la stele di Rosetta sepolta sotto la paura.