Avevo prestato quella notte ad un piccola speranza. Sapevo
di puntare forte, sapevo che le probabilità di quella puntata erano basse. Ma
sapevo anche che se non lo avessi fatto le notti sarebbero state insonni e col
pensiero di non aver giocato anche quella misera, ultima carta.
Avevo preso in prestito un cuore, pronto a credere ad ogni bugia, ad ascoltare
ogni scusa per avere davanti ancora una chance.
Avevo comprato anche un biglietto in offerta speciale per la
libertà; avrei dovuto capire che non esiste un prezzo diverso da quello che si
deve pagare per averla.
Avevo scritto dentro il mio sangue il percorso da seguire. Cambiare abitudini,
nascondere le tracce, dimenticare nomi, distruggere agende e pensieri.
Aprendo ancora per un’ultima volta quella raccolta di nomi ,
senza ordine alcuno se non quello alfabetico, quasi nascosto tra le righe, trovai il nome del passato.
Sapevo bene che in fondo non si scappa mai da nulla e da
nessuno.
Le scale scendevano giù in strada troppo veloci. Avrei
voluto sentire il suono di una sveglia, avrei voluto sentire una mano che mi
accarezzava. Ancora nessuna spiegazione per nessuno. Ancora silenzi e lacrime
intorno a me.
Forse ancora è un
brutto sogno. Dimmi solo che potrò fermarmi.