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20 novembre 2012

un sorriso libero

Volevo raccontarti l'ultimo sorriso che ho incrociato per strada.
Lo portava a spasso un bambino: un sorriso libero, senza guinzaglio, infilato tra due occhi selvatici e ancora impreparati al mondo. Lo lasciava scorrazzare per strada, come se fosse possibile sorridere a chiunque, senza motivo, con l'irragionevole follia della felicità.
Irresponsabile piccolo diavolo, col sorriso gratuito.

Volete stare bene.

Volete stare bene.
 Comprare qualche ora di dolore, di gioia, di sogni, di emozioni in luoghi lontani, magari dove si può fingere, così, tanto per saper riconoscere i sentimenti e farvi due lacrime quando conviene, soppesare bene i pro e i contro della vita, ma senza coinvolgimaneti personali, solo per gioco, E poi, alla fine decidete che ho troppe pretese, ho idee che voi non volete condividere perché vi fanno sentire inetti, o troppo stupidi e che vi mettono in imbarazzo con il vostro moribondo e fragile ego.

E fate spendere ore. Ore che non hanno costo per voi, perchè per voi non hanno valore. Un tempo senza prezzo. Ingordi di parole e di emozioni le ingoiate come fossero il piatto di moda dello chef di grido, pensando che i soldi comprino tutto, anche l'intelligenza. Mi cercate perchè la mia testa è migliore della vostra e se lascio cadere qualche parola nelle vostre tasche vi sentite bene, gratificati dalla mia stanca attenzione per i vostri piccoli spiriti. Non vi costa nulla l'arte. La comprate a peso per rivenderla nel vostro mondo di oggetti comprati, insieme alle belle parole imparate, pronte per essere pronunciate nelle grandi occasioni. Ma buttarsi giù da una torre non vuol dire volare, affacciarsi alla finestra non é conoscere il mondo e parlare su un palco non significa recitare.



24 agosto 2012

ISTRUZIONI PER L'USO













Il vuoto dentro
non restituisce nemmeno l'eco.
La paura perde significato,
si trasforma in rinuncia.
L'effimero si trasmuta
in un eterno inganno,
senza peso,
una lieve morte
che si confonde tra souvenir inutili
e afrori estivi.
Una vita a pelo d'acqua,
guardando distrattamente le onde,
con la vita che rimane sommersa.




19 agosto 2012

Tra il rumore e me troppo spazio si nutre.
Il mio tempo non pronuncerà mai le parole che inseguo.
E il tempo è l'unica morte.

09 agosto 2012

Quello che siamo

Non ricordo più il suono del mio nome, il rumore del mio mare, il calore del mio deserto, le paure dei miei viaggi. I singoli frammenti del dolore si conficcano nei sogni, scavano nella lingua parole che scivolano via, in leggeri racconti, che nessuno ascolta. La notte ha chiuso il varco, e ritornano gli sguardi degli ultimi istanti, prima del tuono, prima del fulmine, prima della fuga. Non siamo più uomini, pensieri, voci, parole. Siamo solo quello che siamo: un alito di vita.

13 luglio 2012

E parlano. Dicono un sacco di cazzate sull'amore, ci credono, ti fanno credere di essere l'unico loro pensiero, si fanno desiderare, scopare, ti chiamano per dirti che sei l'unico loro pensiero e poi alla sera vanno con le amiche e si dimenticano di te. O meglio: ti rendi conto che per loro non sei che una virgola dentro ad un discorso, una virgola che se anche viene dimenticata non fa cambiare il senso al discorso. Non sei un cazzo di niente per loro. O meglio: sei un cazzo. Il cervello di una donna ha sinapsi differenti da quelle di un uomo; il loro collegamento è trasversale, ambiguo, equivoco. Una donna ha sempre bisogno di giocare con il suo ego, ha sempre bisogno di perdersi dentro alle parole e di piangere un po’. E noi ci si casca sempre. Tra le braccia di una donna siamo inutili come un due di picche a briscola. Sono così ripetitive e prevedibili che viene da domandarsi se la madre non sia una per tutte. Se poi ti capita di dire loro che le ami davvero, si spaventano; vengono prese da mille dubbi e alla fine si inventano un mal di pancia, un compleanno oppure ti dicono che non vogliono soffrire e che piuttosto di iniziare un qualcosa ti regalano un buono per andartelo a prendere in quel posto. Ma sempre con gentilezza e con qualche lacrima che scende lungo le guance ( che non guastano mai e che fanno sempre la loro porca figura). Zio Oscar diceva bene: “Le donne non hanno mai nulla di interessante da dire. Ma lo dicono così bene.” Bugie e gingilli. Scegliete l’ordine voi.

06 giugno 2012

La formula della follia

Non serve a nulla scegliere
la notte di luna piena,
ubriaca di sole
e di sguardi di amanti.
Rimango sempre qui,
a calpestare la delusione,
incapace di scappare dai sogni.
Uno schiavo saprebbe morire meglio di me,
colpito dalla frusta di quello che si crede suo padrone.
A me basta un corridoio vuoto,
una voce stonata,
l'ultima parola che avrei voluto sentire da te,
un bicchiere di veleno
una birra polacca,
una dedica inventata,
le bugie degli specchi,
il silenzio del tuo odio,
una puttana che sorride.
Ho rotto gli ultimi alambicchi
da alchimista,
ho dimenticato la formula dei sogni e della follia.
Ora non mi resta che esistere.

 



19 maggio 2012

Sussurri

Eccomi qui,
sul rogo dell'odio,
dove ogni parola
ha perduto senso.
Abbandonate le armi
altro non resta
se non dolenti mani
ad impugnare ragioni nascoste,
malate parole, 
vite spezzate.
Un intirizzito cuore che raccoglie lacrime
sussurra il suo dolore dentro alla notte.

08 aprile 2012

Savrì maranan: lechaim.

Baruch attà A. Elo-nu melech aolam borè perì aggafen; baruch attà A. Elo-nu
melech aolam asher bachar banu mikol am veromemanu mikol lashon vekiddeshanu
bemitzvotav, vatitten lanu A. Elo-nu beaavà (Shabbatot limnuchà) moadim lesimchà,
chagghim uzmanim lesasson, (et iom aShabbat azè ve) et iom chag ammatzot azè,
zeman cherutenu mikrà kodesh zecher litziat Mitzraim, ki vanu vacharta veotanu
kiddashta mikol aammim (veshabbatot) umoadè kodshechà beaavà uvratzon
besimchà uvsasson inchaltanu; baruch attà A. mekaddesh (aShabbat,) Israel
veazemanim.

18 febbraio 2012

A volte è meglio dormire

Passa tutto attraverso i denti taglienti del destino.
Quelle notti sembravano interminabili
solo perché nascondevano il giorno dentro ore buie.
Ma il sole non si è mai fermato davanti alle lacrime di nessuno;
ti prende per mano e ti accompagna dentro un'altra storia.
Sono restato qui il tempo di un respiro,
appoggiato ad un muro di pietra alla periferia dei ricordi,
con gli ultimi spiccioli di elemosina nella mano
che spenderò domani per un caffè.
Ho paura ancora,
come sempre,
di svegliarmi ancora
e non saper rinunciare alla vita.
Hai ancora lo stesso nome,
lo stesso profumo,
la stessa voce,
lo stesso coltello che taglia il tempo?
Ero in viaggio per il nirvana,
ma non volevo arrivare troppo tardi a casa:
sarebbe stato imperdonabile morire per strada.

03 febbraio 2012

Telegrammi

Sento  passare tutto  il silenzio tra le mani dell'amore,
lo accarezzo con lenti sguardi,  
lo lascio decantare in calici di neve,
trattenendo il piccolo sospiro  che lo ucciderebbe. 
Anche il silenzio ha lacrime salate.