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13 luglio 2012

E parlano. Dicono un sacco di cazzate sull'amore, ci credono, ti fanno credere di essere l'unico loro pensiero, si fanno desiderare, scopare, ti chiamano per dirti che sei l'unico loro pensiero e poi alla sera vanno con le amiche e si dimenticano di te. O meglio: ti rendi conto che per loro non sei che una virgola dentro ad un discorso, una virgola che se anche viene dimenticata non fa cambiare il senso al discorso. Non sei un cazzo di niente per loro. O meglio: sei un cazzo. Il cervello di una donna ha sinapsi differenti da quelle di un uomo; il loro collegamento è trasversale, ambiguo, equivoco. Una donna ha sempre bisogno di giocare con il suo ego, ha sempre bisogno di perdersi dentro alle parole e di piangere un po’. E noi ci si casca sempre. Tra le braccia di una donna siamo inutili come un due di picche a briscola. Sono così ripetitive e prevedibili che viene da domandarsi se la madre non sia una per tutte. Se poi ti capita di dire loro che le ami davvero, si spaventano; vengono prese da mille dubbi e alla fine si inventano un mal di pancia, un compleanno oppure ti dicono che non vogliono soffrire e che piuttosto di iniziare un qualcosa ti regalano un buono per andartelo a prendere in quel posto. Ma sempre con gentilezza e con qualche lacrima che scende lungo le guance ( che non guastano mai e che fanno sempre la loro porca figura). Zio Oscar diceva bene: “Le donne non hanno mai nulla di interessante da dire. Ma lo dicono così bene.” Bugie e gingilli. Scegliete l’ordine voi.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora é anche la tua...di madre... Se smettessi di commiserarti e dare la colpa agli altri forse troveresti chi ti vuole...ma se fai così...non ti vuoi nemmeno tu.............

Facciatosta ha detto...

Già commentare un post senza firmarsi non è connotazione di un grande coraggio e non meriterebbe risposta. Comunque, se avessi letto meglio e con maggior attenzione, avresti trovato molte cose ma non
certo la autocommiserazione. Forse avresti trovato l'amarezza, la rabbia, il gioco eterno del dualismo tra i sessi, l'ironia e primo fra tutti la provocazione.
La tua leziosa e fragile lezioncina di psicologia da pochi spiccioli poggia sulla base inesistente della conoscenza dello scrivente.
Tutto ciò che è scritto in questo post è a doppia lettura: basta mettere tutto al maschile e il risultato è uguale.
Caro Freud "de noartri" hai scambiato l'alba con il tramonto: era solo un gioco per provocare le donne intelligenti.
Ma tu forse sei un uomo.
Roberto

Anonimo ha detto...

Certo che sei intelligente!!!... Ma se vale pure al maschile....perchè non scriverlo al maschile?...scrivi tante cose che vogliono solo dire sto cercando qualcuno che mi capisce......

Facciatosta ha detto...

Punto 1: So di essere intelligente senza bisogno di certificazioni anonime quali la tua.
Punto 2: Scrivo da un punto di vista maschile in quanto maschio ma non per questo sono maschilistà o femminista. Tu continui a vivere dentro a recinti dentro ai quali chiudi le tue piccole categorie e i generi invece di considerare l'uomo un unico genere, imperfetto e perfettibile.
Punto 3: A parte che avresti dovuto scrivere "qualcuno che mi capisca" e non "qualcuno che mi capisce", risulta incomprensibile da dove derivi la tua sicumera che ciò che scrivo sia come dici tu. Io scrivo per mille motivi ma ultimo tra tutti è quello di cercare facile comprensione, approvazione o commiserazione. Poco mi importa della mediocre comprensione di un testo. Non cercare di vedere nello specchio altrui ciò che sei tu. Forse sei tu che non sai chi sei e, soprattutto, non sai cosa dire.

P.S.: Hai mai provato a non leggere cose che non ti piacciono?
Ad esempio il mio blog. Magari eviteresti di annoiarti e annoiarmi.

P.P.S. Continui ad essere anonimo per pudore o per vergogna?

Anonimo ha detto...

Ti ho fatto arrabbiare?... Ognuno e' come e' Roberto! Oggi mi hai fatto sorridere... E ... ... una reazione l'hai avuta! forse preferivi qualcun'altro? Oggi hai avuto le mie attenzioni... domani magari le avrai da qualcuno che ti piace di più... ...

Facciatosta ha detto...

Arrabbiare? Ci si arrabbia con qualcuno che si conosce non con un anonimo. Ognuno é com'é... Massima degna di Confucio. Ma il contesto qual'è?
Preferivi qualcun'altro? Al limite qualcun'altra ma qualcun'altra al posto di chi? Non so nemmeno chi tu sia. Quelle che tu chiami attenzioni a me sembrano semplici passatempi per casalinghe annoiate, o peggio, impiegati che rubano tempo al lavoro. Qualcuno "che mi piace di più" in rapporto a chi? Tu non sei nulla e nessuno, caro anonimo, e quindi uno vale l'altro. Piacere più del nulla non è difficile.
Su coraggio, dimmi chi sei e smetti di nasconderti.

Anonimo ha detto...

Mi meraviglio di te! hai scritto "qual è" con l'apostrofo. Credo sia un errore di battitura...(lo spero!).

P.S.: Non sono la stessa persona che ha scritto i messaggi precedenti ;)

Facciatosta ha detto...

Lo so. Me ne sono accorto dopo, ma i commenti non si possono correggere. Contavo sulla scarsa conoscenza della lingua degli italiani. Lieto della smentita.

Anonimo ha detto...

per precisione
...alcuni grammatici consigliano di restaurare la forma "qual" apostrofata: qual'è.
La presenza di due vocali uguali non fa tollerare in questo esempio che si scriva quale è, salvo che non si voglia dare a quale un risalto particolare. Ma davanti ad altra vocale l'imbarazzo dell'apostrofo può essere eliminato scrivendo quale per intero: quale amore, quale odio. In ogni modo noi siamo a favore di qual è, senza apostrofo...
La disputa se si debba scrivere qual'è o qual è non è risolta né dalle grammatiche, né tanto meno dalla letteratura. Sono per l'apostrofo, fra gli altri, Federigo Tozzi, Mario Tobino, Tommaso Landolfi, Paolo Monelli, Bonaventura Tecchi. Non apostrofano invece Vasco Pratolini, Giuseppe Berto, Alberto Moravia, Goffredo Parise, Libero Bigiaretti.
Ripetiamo alla buona i termini della polemichetta; e prendiamo gli argomenti di due studiosi: Franco Fochi (fautore dell'apostrofo) e Bruno Migliorini (che non ce lo vuole).
Dice il Fochi che per quale « il troncamento è cosa del tutto finita, che appartiene alla storia, e non più all'uso della parola ». Egli prosegue citando il qual maraviglia di Brunetto Latini a Dante, che oggi più nessuno direbbe; e osserva che qual resta soltanto nel detto scherzosamente solenne Tal morì qual visse, in una o due espressioni come per la qual cosa. Ricordate le combinazioni con certo – in certo qual modo, un certo qual garbo, una certa qual mansione – egli insiste: « Ma ecco che qui mansione, di tre sillabe, preferisce la forma intera: "una certa quale mansione". E l'effetto aumenta con l'allungarsi del nome: "un certo quale spiritello", "una certa quale condiscendenza", ecc. ».Insomma, secondo il Fochi, essendo il qual tronco una cosa storicamente morta, c'è solo il quale da elidere; perciò, apostrofo.
E sentiamo Bruno Migliorini: « Che si scriva un uomo e non un'uomo, un enorme peso e invece un'enorme ingiustizia è una distinzione non fondata sulla fonetica ma sulla schematizzazione dei grammatici. Distinzione artificiale è perciò quella fra "troncamento" e "elisione", ma una volta che questa distinzione si accetti, ne discende come un corollario ineluttabile che si debba scrivere senza apostrofo tal è, qual è... ».
L'argomento del Fochi fa riflettere, è vero. Ma ha qualche punto debole. Anzitutto l'esempio un certo quale spiritello non è acconcio; diciamo quale spiritello e non qual spiritello solo perché è buona norma non troncare davanti a parola che cominci con s impura.
Inoltre il Fochi cita onestamente alcuni esempi di sopravvivenza di qual.
Aggiungiamo, pignoli, il diffuso « Qual buon vento ti porta? »; e quattro citazioni di scrittori: « E qual rispetto dal concessionario... » (Domenico Rea); « ...senza qual sacro pudore » (Riccardo Bacchelli); « Qual testimone veridico... » (Carlo Emilio Gadda); « ... qual più qual meno » (Virgilio Lilli). Queste nostre quattro citazioni, ne siamo certi, possono aumentare, anche se non di molto. E allora, è proprio morto il qual?
Ma il nostro discorso è un altro. Franco Fochi sostiene che si deve scrivere qual'è ma non condanna come errore qual è; insomma egli ha messo o rimesso di moda un'altra duplice grafia del patrio idioma.
da [La prima scienza pp. 72−75]

Ciao
Marie

Facciatosta ha detto...

Grazie Marie. Ora mi sento meno in difetto, ma in ogni caso ero convinto che fosse un errore. Buono a sapersi. Che lingua meravigliosa é la nostra! Ci fa sentire tutti ignoranti per poi, subito dopo, farci scoprire tutti sapienti. Grazie ancora.