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27 aprile 2011

Oniricon

Mi hai sognato stanotte?
Ero nel buio che respiravo piano
e ti osservavo ansimare di piacere.
Mi hai pensato stanotte?
Ero solo nel mio sogno
mentre tu sceglievi un altro desiderio
senza titoli di coda.
Mi hai baciato stanotte?
Ero assetato e delirante
mentre tu bevevi con avidità
da una fonte sconosciuta.
Mi hai dimenticato stanotte?
Ero dentro al passato
e morivo in silenzio,
aspettando mi chiamassi.
Ma io non c'ero.

18 aprile 2011

Sul prato

Dentro ai pensieri scorrono nuvole e vento
Non scelgo più i gesti.
Si muovono dentro il semplice caos della vita.
E sdraiato sul prato ti guardo.
Dico sempre no al cuore,
per non sbagliare.
Le parole vanno da sole,
non raccontano mai le le cose che vorrei.
Troppi giorni si sciolgono
dentro vecchi calendari,
senza giorni di festa.


E' che non so tenere i conti,
manca sempre qualcosa.
Insieme al vento oggi ho suonato
la musica che ho scrtitto per noi.
E sdraiato sul prato ti aspetto.
Accompagnami al treno,
voglio salutarti ancora,
ma forse non partirò più.
Oggi i suoni sono più limpidi,
così pieni di dolcezza
e mutevole gioia.
E sdraiato sul prato ti parlo.
Ancora ti parlo.

02 aprile 2011

DUE PAROLE

                                                     (foto di Roberto Bani)
                                               


                                                       

Ho guardato negli occhi di un uomo, antico come la storia che racconta, e solenne, e fiero.
 L'ho incontrato nel tempo che è da percorrere prima di perdere la ragione.  Le sue mute scuse scendevano in gola insieme alle lacrime e tremante mi ha chiesto di te, e della notte che ti ha nascosto ai suoi occhi.  La mia pietà gli ha regalato due parole e un gesto di addio; due parole che non ricordo più, perchè ancora non le ho udite; due parole che sono sepolte in un altro giorno, in una terra sconsacrata all'amore.

06 febbraio 2011

senza titolo

Lascio qui un fiore,
e aspetterò una mano
che lo raccolga.
Una morbida mano
che ricordi il mio nome.

29 gennaio 2011

Nessuna risposta

Non rispondi più.
Hai cercato troppo ciò che ho negato,
ho nascosto e ucciso ciò che era nostro.
Il futuro aveva il tuo nome
ma non avevo ancora imparato a leggere.
Ed ora il vuoto mi uccide.

28 gennaio 2011

Quello che il silenzio non racconta

E' nei giorni che passano
senza lasciare tracce, 
nei silenzi del mio sangue
che non riesce più nutrire
la mia carne,
nei gesti vuoti delle mie carezze
che inseguono ologrammi sbiaditi,
nello sguardo distratto del mondo
che respinge le mie fughe,
è dentro al cuore stanco
del mio passato,
è dentro a tutto questo
che ho perduto
la mia spada e la mia forza.
E giaccio qui,
sotto il peso
di una arrugginita armatura
di carta scritta,
che inesorabile mi parla
di te.

19 gennaio 2011

Fuori servizio



Tempo scaduto per ogni cosa,
fuori servizio.
Passano troppe ore,
passano senza toccarmi.
Mi hai sfiorato con la lingua
mentre rincorrevo dei cerchi nell'acqua.
Cerca un giorno per me.
Cercalo senza paura, senza pensare,
come fosse un sorriso per un bimbo.
Non si può morire che una sola volta

14 gennaio 2011

Il destino zoppica

Il destino zoppica,
cambia strada,
Incontra la follia dietro l'angolo,
diventa sogno e disperazione.
Non andare via con le
le tasche  piene dei giorni miei;
lentamente il ghiaccio si scioglie,
nasce la sorgente che alimenta un altro viaggio.
Piccole barche di carta
che ignorano la rotta della tristezza
si perdono felici dentro agli attimi.
Il destino non scommette più,
perde sempre al banco dell’amore
e mille volte al giorno
ripeto che ti amo,
e mille volte al giorno
mi sorridi.

13 gennaio 2011

QUI, PER TE

Sono qui,
per te.
Il mio dito punta dritto
al tuo dolore.
Ti farò così
male che mi ringrazierai.
Solo quando sarai sazia di lacrime
allora potrai amare
i pensieri che ti regalerò.

12 gennaio 2011

il mio nome sul muro

Sono andato troppo lontano,
così lontano da non vedere i suoi occhi,
da non sentire il suo respiro.
Il mio nome scritto sopra il muro
è sbiadito nel silenzio.
Troppo lontano dalle stagioni
che regalavano frutti abbondanti
e passi leggeri.
Troppo lontano da tutti.
Nascosto dietro alla libertà,
ascolto gli insulti dell'anima
ferita dall'indifferenza.
Mille schegge di mille specchi
si spartiscono la mia verità.

senza titolo

Non torno da nessuno.
Fuggo da me,
dalle mie ombre,
dalle mie unghie sul divano.
Quanto spazio si  libera
uccidendo le speranze?

09 gennaio 2011

Piccolo male



Mi sono punto.
Una punta d' ago ha bucato la mia pelle. L'indice ora sanguina: una piccola goccia di sangue che sembra quasi ansiosa di scappare da me.
E' rosso. Di quel rosso scuro che riconosco mio, carico di orgoglio e forza. Vorrei poter leggere dentro a quel sangue per riuscire a capire se lo stordimento che provo è una malattia.
E' la sua voce che mi rende così? ... Basta una voce?... O sono le parole?   In mezzo alla folla di parole che mi dice ogni tanto ne cade una che taglia il fiato...
Amo le sue parole.

Cosa c'è dentro questo sangue?  Continua a uscire sangue. Vuole risposte anche lui? 
- "Non so che dirti! Fermati...ti prego."  

E poi ride,:  Lei ride. Ride così bene che sembra musica. Ma non ha risposte. Nemmeno lei ha risposte.
Mi ha detto:  "Credici. Credimi ". 
Dentro questo sangue c'è un piccolo male,  che cresce senza controllo.
Mi è venuta fame di emozioni. Ingordigia di lei che è solo un'ombra.
Il sangue esce ancora.
Aspetto.
Forse morirò dissanguato.
Anche quando il sangue non uscirà più.

03 gennaio 2011

Sole sul viso.


Metto un po' di sole sul viso.
Scelgo l'ultimo vestito,
e lascio aperta la finestra
così che il vento possa rubare
il mio solito sorriso.
Trasudano pezzi di realtà
dentro ogni mio respiro
che lentamente raccontano
la mia vergogna.
Ti lascio andare via
perchè sono solo,
perchè i miei pensieri
non hanno unghie
e nemmeno speranze
che ti possano trattenere
Non so dare nomi alle attese
e alle paure,
e così sono rimasto qui,
a giocare col silenzio,
sognandoti.
Metto un po' di sole sul viso,
dove prima c'era un sorriso.

12 novembre 2010

Autunno

Scende in fretta la notte,
scende insieme al freddo.
Ho solo un sorriso per illuminare il cammino
e una carezza per scaldare il passato.
Il resto è rumore.

27 ottobre 2010

LE BUONE INTENZIONI



Ho cucito le tasche
per non portare
il tuo nome con me.
Il rovente piacere
di incontrare il dolore .
Leggerò ancora quella lettera
che non hai mai scritta,
che ha lastricato l'inferno.
Se esiste un domani con il sole
vorrei esserci anche io.

17 luglio 2010

RACCONTO DI UN SILENZIO (PARTE 2)

Lento il respiro riprese a segnare il tempo in me e rialzai lo sguardo. Era sempre lì, tra le mie labbra e i miei pensieri che mi chiedeva di parlare e mi tormentava con le sue domande. Voleva sapere. Ma c'erano state troppe cose,  c’erano stati tutti quegli anni prima. Anni riempiti da migliaia di visi di persone che mi erano passate davanti, lasciando il più delle volte solo una immagine dai contorni vaghi, qualche parola che non ricordo, forse profumi, un odore. E poi i nomi. Quelli se ne erano andati e venuti, si erano accavallati nelle agende e nella memoria e il più delle volte non avevano evocato altro che un momento o la promessa mai mantenuta di rivederci ancora una volta.
Tutti quegli anni erano passati spalmandomi sulla pelle l’invisibile tratto di un pensiero che muta, lentamente e inesorabilmente. Anni, che giorno dopo giorno avevano spostato le pedine di un gioco indecifrabile, deformato e piegato le trincee delle paure e dei tabù. Mi sentivo come Giano bifronte, capace di vedere le cose da ogni punto di vista e in grado di giustificare sia il bene che il male, ma soprattutto in grado di dare un alibi ad ogni mio errore.
Si trattava adesso di passare in rassegna tutti i miei difetti, senza fermarsi davanti agli specchi ingannatori dell’ipocrisia, enunciare tutti gli errori, tagliarsi le mani con le occasioni mancate e
spegnere gli ultimi focolai del desiderio d’amore.
I passi da fare per arrivare alla fine della mia esistenza li potevo contare con buona approssimazione sopra il calendario della cucina; era uno di quei calendari con il numero del giorno scritto in rosso e che ricordo si usavano a scuola; tutti i giorni la maestra entrando incaricava qualcuno di noi a strappare il foglio di carta leggera, quasi una velina, per scoprire un nuovo giorno. Un gesto senza importanza, che mai avrei pensato di ritrovare sedimentato sotto milioni di pensieri, ma che continuava a perpetuarsi nel tempo, senza tregua, scavando sotto la coscienza e lasciando solo cicatrici.
Rimasi seduto lì, su quella pietra che dalla cima del monte dominava tutto, per molte ore, con il desiderio di vedere sprofondare tutto dentro un buco nero. Alle mie spalle sorgeva un santuario dedicato alla madonna, uno dei tanti sacrari appoggiati sulla sommità di lunghe salite; come se non fosse già abbastanza penoso il dover pregare c'era anche il bisogno di salire fin quassù per farlo.
Io non avevo bisogno di pregare, e non credo di averne mai sentito il desiderio. Non ho mai creduto in nulla  che non fosse un qualcosa di tangibile. Il resto erano pensieri che nemmeno mi sfioravano....
(...) CONTINUA...

03 luglio 2010

Racconto di un silenzio (1° parte)

Avevo cercato di capire il senso di quella giornata aspettandone la fine.
M'inerpicai lungo quella piccola stradina di acciottolato, quasi correndo per non avere il tempo per pensare, non in quel momento. Speravo mai più.

Quando il respiro si fece affannato ed il cuore cominciò a urlare, trovai il tempo per lasciare che il dolore arrivasse; la sua voce è sempre lenta, trascina le parole nella bocca e poi te le scaglia nel cuore. Non volevo ascoltare le mie menzogne, e nemmeno le carezze che se ne erano andate via dalla mia pelle.
Si arriva a comprendere gli errori solo dopo averli commessi e quel giorno sarebbe stato un grande maestro per me.
Mi misi in ginocchio aspettando che le gambe cominciassero a farmi male; le mani appoggiavano sull'acciottolato, la testa chinata in avanti e sentivo il sudore attraversarmi il viso fino a sporgersi dal mento e cadere sul terreno; guardavo quelle piccole gocce sbattere a terra con cadenza quasi regolare e non riuscivo a pensare ad altro che non fosse una maledizione.
Su per quella strada cercavo qualcosa che sapevo non avrei mai cercato. Avevo gettato via un altro altro sogno, il più dolce, il più grande, il più vero.
Le salite sono anche discese, hanno percorsi uguali e speranze e prospettive diverse.
Rimasi lì, come in preghiera, ripetendo sottovoce un nome, che si confondeva con lo scirocco. Quel nome era l'unica verità che potessi raccontare, quel vento era il solo che potesse ascoltare i miei peccati.
Ora i conti sarebbero tornati, il danno fatto aveva un tempo, un nome, un luogo.
Non c'era altro che il tempo che passava e quel nome che bruciava le mie labbra. Avevo spazzato via la mia felicità dentro alla paura della pietà, nella vergogna di un passato senza nome, dentro l'ultimo briciolo di coraggio che avevo lasciato chiamare codardia.
Lento il respiro riprese a segnare il tempo in me e rialzai lo sguardo. Era sempre lì, tra le mie labbra e i miei pensieri che...()


(...)


02 luglio 2010

Anubi

Un vento caldo
penetra in me,
prosciuga il respiro,
taglia la pelle,
alimenta la sete.
E'un silenzioso vento
che trascina con sé
sabbia e braci
che mi renderanno sterile
e morta terra.
Una mano mi si posa sulla spalla,
una mano con gli artigli,
che germisce il mio silenzio.

26 giugno 2010

Mobbing



Uomo: Buongiorno… Erica.
 Si accomodi pure...
Erica: Buongiorno  ingegnere. Grazie.
U.:  Tutto bene?
E: Sì, non mi lamento.  La salute per fortuna non manca e dicono che quando c’è quella c’è tutto.
U:  Già, cosi dicono.  Bene Erica,  le dirò subito che si tratta di  un colloquio informale : diciamo valutativo. Ho qui il suo curriculum e il suo stato di servizio presso la nostra azienda… (pausa)
Devo dire che l’ho trovato molto interessante…
E: interessante…  in che senso?
U:  In generale. Vedo qui, che lei lavora con noi da qualche anno… dunque vediamo.… Cinque anni…
E:  E sette mesi.
U: Come dice?
E: Dicevo, 5 anni e sette mesi.
U… Ah sì… 5 anni e 7 mesi.  (ridacchia) E’ molto precisa. Questa è  una  qualità molto importante nel suo lavoro.
E: Sì. Direi che è indispensabile.
U:  Sì sì… vedo  infatti che il suo rendimento è buono. Anzi, direi ottimo.  Con uno stato di servizio del genere potrebbe aspirare a una migliore qualifica e ad un avanzamento  di carriera.  Penso sia interessante per lei…  no?
E: …Sì, direi che sarebbe  molto interessante.  Del resto io mi trovo bene qui e un avanzamento di carriera sarebbe una bella soddisfazione personale.
U: (leggendo un foglio) Bene, bene… qui leggo anche che lei è sposata e ha due figli.
E:  Sì. Sono ancora piccini.
U:  Anni?
E: Prego? 
U: Quanti anni hanno?
E:  Ah, mi scusi, non avevo inteso.  Il piccolo, Marco, ha 2 anni.  Giulio, ne ha appena fatti 4.
U: Certo che sono un bell’impegno, il lavoro ed i figli, insieme.
E: Sì,  è impegnativo ma è il destino delle donne che lavorano. Ma oltre all’ufficio e ai figli ci sono anche, la casa ed il marito.
U:  Già…  Se non sono indiscreto, le posso chiedere che lavoro fa suo marito?
E: E’ impiegato amministrativo anche lui.  Sarebbe impensabile vivere con un solo stipendio.
U. Sì, certo. certo,  con le spese che ci sono al giorno d’oggi,  è difficile riuscire a vivere con un solo stipendio, soprattutto…  se ci sono dei figli.
 E: Eh si, sono una spesa continua.  Un pozzo senza fondo!
U: Lei mi diceva che si trova bene qui, nella nostra Azienda e di conseguenza  conta molto sulla sicurezza che questo impiego le offre, no?
E: Sì, naturalmente. Penso comunque di averlo anche dimostrato col mio lavoro.
U: Ma sicuro, non volevo dire certo il contrario. .Eppure qui,  sulle sue note di servizio,  c’è un piccolo neo
E: Un piccolo neo? Cosa intende dire?
U: Ecco, vede, il suo capoufficio mi ha segnalato un episodio accaduto alcuni giorni addietro.
E: A quale episodio si riferisce?  Non capisco
U:  mi riferisco al fatto che per una sua ingenuità abbiamo rischiato di perdere una commessa importante con l’estero
E: Ah…
U: Lei sa di cosa sto parlando ,  vero?  Ricorda?
E:  Sì… penso di ricordare… Ma è stato un banalissimo errore al quale ho prontamente rimediato e…(interrompendola)

U:   Sì…. so bene che lei   stessa ha rimediato all’errore,  ma comprende anche lei che non possiamo rischiare in futuro che la cosa si  possa ripetere ancora…
 E: Le assicuro che è la prima volta  che mi succede una cosa del genere e come le ripeto ho subito rimediato e nessuno ne ha avuto danno! 
U:  Certo… ma questo mette una pregiudiziale sul suo curriculum e potrebbe essere un motivo per fermare le sue ambizioni di carriera o addirittura essere un motivo di licenziamento per giusta causa.
E: Li…cenzia…mento? Ma che sta dicendo? 
U: Nulla, non si preoccupi. Le facevo notare quanto siano vicini  l’inferno ed il paradiso, quanto sia sottile  il confine tra il bene ed il male.
E: Faccio difficoltà a seguirla, mi perdoni...!
U: Voglio dire che a volte nella vita  ci si trova davanti a scelte importanti e che sbagliare  queste  scelte può compromettere molte cose. Ad esempio il benessere della propria famiglia, la propria indipendenza e forse  il futuro dei propri figli. 
Viceversa la giusta scelta può dischiudere nuovi orizzonti  per il momento lontani, come ad esempio, un avanzamento di carriera ed i  conseguenti vantaggi economici con tutto ciò che ne consegue.
E: …mi vuole spiegare dove intende arrivare con questo discorso?  Cosa intende dire con  “scelta giusta o sbagliata”?  Io non ritengo che il mio  errore sia cosi grave da meritare una punizione e tanto meno un licenziamento!  Spero solo lei stia scherzando, se no non credo di aver capito quale sia il significato di tutto il suo discorso.
U:  Eppure non è così difficile, Erica… sarò più chiaro.
Facciamo l’ipotesi che lei rimanga senza lavoro. Sarebbe un disastro, non trova?
E: Sì …
U: viceversa se avesse una promozione sarebbe una bella cosa.
E: sì,… certo che sì.
U: Ebbene, nel momento in cui queste due cose dipendono da un piccolo particolare, come quella sua ingenuità sul lavoro, e dall’opinione e dalla decisione che una persona può prendere in merito all’accaduto, vede bene anche lei che le cose sono praticamente divise da un sottilissimo confine.
E: Mi devo preoccupare? Vuole dirmi che intendono licenziarmi?
U: potrebbe essere una eventualità nel caso che  quel qualcuno decidesse per il sì.
E: (piangendo)  Oh.. mio Dio!  Nooo … perché?  Io non merito questo… Ma chi è che decide ?
U: Su… non faccia così Erica. Si rilassi.. non pianga…  Ora le dirò duo cose che potranno farle capire meglio le cose e darle modo di risolverle… insieme a me.
E: Oh, si, grazie! Mi aiuti la prego…
U:  Certo che la aiuto… sono qui per questo. Tanto per cominciare le dirò che la persona che può decidere il suo avanzamento di carriera o il suo licenziamento  è principalmente lei!
E:  Io...?   come sarebbe a dire?
U: Sarebbe a dire che, come già cercavo di spiegarle prima, sarà lei che dovrà scegliere  il suo futuro prossimo.
E: Cosa devo scegliere? Ho paura di cominciare a capire…
U:  Paura?  Di cosa dovrebbe avere paura?  La spaventa il fatto di dover decidere?
E:  Per favore, si vuole spiegare...
U:  Ehi, avanti, si calmi… va tutto bene.
 E: tutto bene? Lei prima mi  parla di licenziamenti, poi di promozioni e infine mi dice che tutto dipende da me! Io mi preoccupo invece! Eccome se mi preoccupo!
U: Erica, lei deve solo usare il buon senso e scegliere la via più sicura,  più facile, più  conveniente e , perché no, più piacevole!
E: E sarebbe?


U:  Beh, mi aspetto da lei un qualcosa che ricambi la mia gentilezza nei suoi confronti…
E: quale gentilezza dovrei ricambiare?
U: Ecco: dal momento che io deciderò non solo di salvaguardare il suo posto di lavoro e di conseguenza il suo equilibrio economico  familiare, e che oltre a ciò la proporrò per una promozione , sarebbe carino da parte sua che lei diventasse più gentile … con me.
E: cosa mi sta chiedendo?  Oddio… non riesco a pensarci… mi sta chiedendo di…
U:  Io non le sto chiedendo nulla! Sia chiaro! Io le sto solo facendo notare che è libera di scegliere il suo futuro. Se poi per ringraziarmi dei favori   lei vorrà essermi  grata in un modo diciamo più intimo io non  farò altro che prenderne atto. Do ut des, dicevano gli antichi. Mi sembra una buona cosa.
E: La prego… non mi chieda questo! 
U: Io non le chiedo nulla! Non lo ha ancora capito? Lei è libera di decidere per il meglio, senza nessuna costrizione.  Le sembra che io le stia usando violenza?
E: … non so più cosa rispondere…
U: Vuole forse dirmi che io le ho chiesto qualcosa?  Quando sarebbe avvenuto?  Io le dico solo che lei può scegliere cosa fare.
E: La prego… non mi faccia questo…
U:  Io non sto facendo nulla, è lei che sta facendo tutto. Se non pensa che i suoi figli e il suo lavoro,  siano importanti , può sempre dire no,  e uscire da quella porta così come  è entrata. Nessuno la fermerà.
E: Cosa vorrebbe da me?
U:  Io nulla… solo penso che sia dovuto un ringraziamento.
 Eventualmente per parlare del sua futuro avanzamento di carriera, potrei invitarla a cena  e poi andare nella mia casa di campagna , per stare tranquilli,  definire gli accordi e sistemare i particolari delle sue future mansioni.
E: Mi ascolti, io credo che a questo punto mi resti solo se dire si o no ed in ogni caso,  ne uscirò una donna sconfitta . 

(Brano  tratto dallo spettacolo  "Le donne lo sanno" di Roberto Bani ,   in occasione della Festa della Donna del 2007) 















06 giugno 2010

"Proprio come sceglierò la mia nave quando mi accingerò ad un viaggio, o la mia casa quando intenderò prendere una residenza, così sceglierò la mia morte quando mi accingerò ad abbandonare la vita."