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18 febbraio 2012

A volte è meglio dormire

Passa tutto attraverso i denti taglienti del destino.
Quelle notti sembravano interminabili
solo perché nascondevano il giorno dentro ore buie.
Ma il sole non si è mai fermato davanti alle lacrime di nessuno;
ti prende per mano e ti accompagna dentro un'altra storia.
Sono restato qui il tempo di un respiro,
appoggiato ad un muro di pietra alla periferia dei ricordi,
con gli ultimi spiccioli di elemosina nella mano
che spenderò domani per un caffè.
Ho paura ancora,
come sempre,
di svegliarmi ancora
e non saper rinunciare alla vita.
Hai ancora lo stesso nome,
lo stesso profumo,
la stessa voce,
lo stesso coltello che taglia il tempo?
Ero in viaggio per il nirvana,
ma non volevo arrivare troppo tardi a casa:
sarebbe stato imperdonabile morire per strada.

03 febbraio 2012

Telegrammi

Sento  passare tutto  il silenzio tra le mani dell'amore,
lo accarezzo con lenti sguardi,  
lo lascio decantare in calici di neve,
trattenendo il piccolo sospiro  che lo ucciderebbe. 
Anche il silenzio ha lacrime salate.






09 novembre 2011

Tramonto e verita

Tangibile,
come la verità che
racconta una voce senza nome.
Voce alla quale non sai prestare un volto.
Verità che diventa tangibile
quando devi tornare a mentire
per non nascondere il tuo nome.
Ma sei sempre più quello di prima
perchè i nomi lasciano una scia dietro di se,
come le comete.
Compagna e amica,
ritorna la notte,
feroce e  affilata
siede accanto al mio nome
e mi regala l'ultimo tramonto.

27 aprile 2011

Oniricon

Mi hai sognato stanotte?
Ero nel buio che respiravo piano
e ti osservavo ansimare di piacere.
Mi hai pensato stanotte?
Ero solo nel mio sogno
mentre tu sceglievi un altro desiderio
senza titoli di coda.
Mi hai baciato stanotte?
Ero assetato e delirante
mentre tu bevevi con avidità
da una fonte sconosciuta.
Mi hai dimenticato stanotte?
Ero dentro al passato
e morivo in silenzio,
aspettando mi chiamassi.
Ma io non c'ero.

18 aprile 2011

Sul prato

Dentro ai pensieri scorrono nuvole e vento
Non scelgo più i gesti.
Si muovono dentro il semplice caos della vita.
E sdraiato sul prato ti guardo.
Dico sempre no al cuore,
per non sbagliare.
Le parole vanno da sole,
non raccontano mai le le cose che vorrei.
Troppi giorni si sciolgono
dentro vecchi calendari,
senza giorni di festa.


E' che non so tenere i conti,
manca sempre qualcosa.
Insieme al vento oggi ho suonato
la musica che ho scrtitto per noi.
E sdraiato sul prato ti aspetto.
Accompagnami al treno,
voglio salutarti ancora,
ma forse non partirò più.
Oggi i suoni sono più limpidi,
così pieni di dolcezza
e mutevole gioia.
E sdraiato sul prato ti parlo.
Ancora ti parlo.

02 aprile 2011

DUE PAROLE

                                                     (foto di Roberto Bani)
                                               


                                                       

Ho guardato negli occhi di un uomo, antico come la storia che racconta, e solenne, e fiero.
 L'ho incontrato nel tempo che è da percorrere prima di perdere la ragione.  Le sue mute scuse scendevano in gola insieme alle lacrime e tremante mi ha chiesto di te, e della notte che ti ha nascosto ai suoi occhi.  La mia pietà gli ha regalato due parole e un gesto di addio; due parole che non ricordo più, perchè ancora non le ho udite; due parole che sono sepolte in un altro giorno, in una terra sconsacrata all'amore.

06 febbraio 2011

senza titolo

Lascio qui un fiore,
e aspetterò una mano
che lo raccolga.
Una morbida mano
che ricordi il mio nome.

29 gennaio 2011

Nessuna risposta

Non rispondi più.
Hai cercato troppo ciò che ho negato,
ho nascosto e ucciso ciò che era nostro.
Il futuro aveva il tuo nome
ma non avevo ancora imparato a leggere.
Ed ora il vuoto mi uccide.

28 gennaio 2011

Quello che il silenzio non racconta

E' nei giorni che passano
senza lasciare tracce, 
nei silenzi del mio sangue
che non riesce più nutrire
la mia carne,
nei gesti vuoti delle mie carezze
che inseguono ologrammi sbiaditi,
nello sguardo distratto del mondo
che respinge le mie fughe,
è dentro al cuore stanco
del mio passato,
è dentro a tutto questo
che ho perduto
la mia spada e la mia forza.
E giaccio qui,
sotto il peso
di una arrugginita armatura
di carta scritta,
che inesorabile mi parla
di te.

19 gennaio 2011

Fuori servizio



Tempo scaduto per ogni cosa,
fuori servizio.
Passano troppe ore,
passano senza toccarmi.
Mi hai sfiorato con la lingua
mentre rincorrevo dei cerchi nell'acqua.
Cerca un giorno per me.
Cercalo senza paura, senza pensare,
come fosse un sorriso per un bimbo.
Non si può morire che una sola volta

14 gennaio 2011

Il destino zoppica

Il destino zoppica,
cambia strada,
Incontra la follia dietro l'angolo,
diventa sogno e disperazione.
Non andare via con le
le tasche  piene dei giorni miei;
lentamente il ghiaccio si scioglie,
nasce la sorgente che alimenta un altro viaggio.
Piccole barche di carta
che ignorano la rotta della tristezza
si perdono felici dentro agli attimi.
Il destino non scommette più,
perde sempre al banco dell’amore
e mille volte al giorno
ripeto che ti amo,
e mille volte al giorno
mi sorridi.

13 gennaio 2011

QUI, PER TE

Sono qui,
per te.
Il mio dito punta dritto
al tuo dolore.
Ti farò così
male che mi ringrazierai.
Solo quando sarai sazia di lacrime
allora potrai amare
i pensieri che ti regalerò.

12 gennaio 2011

il mio nome sul muro

Sono andato troppo lontano,
così lontano da non vedere i suoi occhi,
da non sentire il suo respiro.
Il mio nome scritto sopra il muro
è sbiadito nel silenzio.
Troppo lontano dalle stagioni
che regalavano frutti abbondanti
e passi leggeri.
Troppo lontano da tutti.
Nascosto dietro alla libertà,
ascolto gli insulti dell'anima
ferita dall'indifferenza.
Mille schegge di mille specchi
si spartiscono la mia verità.

senza titolo

Non torno da nessuno.
Fuggo da me,
dalle mie ombre,
dalle mie unghie sul divano.
Quanto spazio si  libera
uccidendo le speranze?

09 gennaio 2011

Piccolo male



Mi sono punto.
Una punta d' ago ha bucato la mia pelle. L'indice ora sanguina: una piccola goccia di sangue che sembra quasi ansiosa di scappare da me.
E' rosso. Di quel rosso scuro che riconosco mio, carico di orgoglio e forza. Vorrei poter leggere dentro a quel sangue per riuscire a capire se lo stordimento che provo è una malattia.
E' la sua voce che mi rende così? ... Basta una voce?... O sono le parole?   In mezzo alla folla di parole che mi dice ogni tanto ne cade una che taglia il fiato...
Amo le sue parole.

Cosa c'è dentro questo sangue?  Continua a uscire sangue. Vuole risposte anche lui? 
- "Non so che dirti! Fermati...ti prego."  

E poi ride,:  Lei ride. Ride così bene che sembra musica. Ma non ha risposte. Nemmeno lei ha risposte.
Mi ha detto:  "Credici. Credimi ". 
Dentro questo sangue c'è un piccolo male,  che cresce senza controllo.
Mi è venuta fame di emozioni. Ingordigia di lei che è solo un'ombra.
Il sangue esce ancora.
Aspetto.
Forse morirò dissanguato.
Anche quando il sangue non uscirà più.

03 gennaio 2011

Sole sul viso.


Metto un po' di sole sul viso.
Scelgo l'ultimo vestito,
e lascio aperta la finestra
così che il vento possa rubare
il mio solito sorriso.
Trasudano pezzi di realtà
dentro ogni mio respiro
che lentamente raccontano
la mia vergogna.
Ti lascio andare via
perchè sono solo,
perchè i miei pensieri
non hanno unghie
e nemmeno speranze
che ti possano trattenere
Non so dare nomi alle attese
e alle paure,
e così sono rimasto qui,
a giocare col silenzio,
sognandoti.
Metto un po' di sole sul viso,
dove prima c'era un sorriso.

12 novembre 2010

Autunno

Scende in fretta la notte,
scende insieme al freddo.
Ho solo un sorriso per illuminare il cammino
e una carezza per scaldare il passato.
Il resto è rumore.

27 ottobre 2010

LE BUONE INTENZIONI



Ho cucito le tasche
per non portare
il tuo nome con me.
Il rovente piacere
di incontrare il dolore .
Leggerò ancora quella lettera
che non hai mai scritta,
che ha lastricato l'inferno.
Se esiste un domani con il sole
vorrei esserci anche io.

17 luglio 2010

RACCONTO DI UN SILENZIO (PARTE 2)

Lento il respiro riprese a segnare il tempo in me e rialzai lo sguardo. Era sempre lì, tra le mie labbra e i miei pensieri che mi chiedeva di parlare e mi tormentava con le sue domande. Voleva sapere. Ma c'erano state troppe cose,  c’erano stati tutti quegli anni prima. Anni riempiti da migliaia di visi di persone che mi erano passate davanti, lasciando il più delle volte solo una immagine dai contorni vaghi, qualche parola che non ricordo, forse profumi, un odore. E poi i nomi. Quelli se ne erano andati e venuti, si erano accavallati nelle agende e nella memoria e il più delle volte non avevano evocato altro che un momento o la promessa mai mantenuta di rivederci ancora una volta.
Tutti quegli anni erano passati spalmandomi sulla pelle l’invisibile tratto di un pensiero che muta, lentamente e inesorabilmente. Anni, che giorno dopo giorno avevano spostato le pedine di un gioco indecifrabile, deformato e piegato le trincee delle paure e dei tabù. Mi sentivo come Giano bifronte, capace di vedere le cose da ogni punto di vista e in grado di giustificare sia il bene che il male, ma soprattutto in grado di dare un alibi ad ogni mio errore.
Si trattava adesso di passare in rassegna tutti i miei difetti, senza fermarsi davanti agli specchi ingannatori dell’ipocrisia, enunciare tutti gli errori, tagliarsi le mani con le occasioni mancate e
spegnere gli ultimi focolai del desiderio d’amore.
I passi da fare per arrivare alla fine della mia esistenza li potevo contare con buona approssimazione sopra il calendario della cucina; era uno di quei calendari con il numero del giorno scritto in rosso e che ricordo si usavano a scuola; tutti i giorni la maestra entrando incaricava qualcuno di noi a strappare il foglio di carta leggera, quasi una velina, per scoprire un nuovo giorno. Un gesto senza importanza, che mai avrei pensato di ritrovare sedimentato sotto milioni di pensieri, ma che continuava a perpetuarsi nel tempo, senza tregua, scavando sotto la coscienza e lasciando solo cicatrici.
Rimasi seduto lì, su quella pietra che dalla cima del monte dominava tutto, per molte ore, con il desiderio di vedere sprofondare tutto dentro un buco nero. Alle mie spalle sorgeva un santuario dedicato alla madonna, uno dei tanti sacrari appoggiati sulla sommità di lunghe salite; come se non fosse già abbastanza penoso il dover pregare c'era anche il bisogno di salire fin quassù per farlo.
Io non avevo bisogno di pregare, e non credo di averne mai sentito il desiderio. Non ho mai creduto in nulla  che non fosse un qualcosa di tangibile. Il resto erano pensieri che nemmeno mi sfioravano....
(...) CONTINUA...

03 luglio 2010

Racconto di un silenzio (1° parte)

Avevo cercato di capire il senso di quella giornata aspettandone la fine.
M'inerpicai lungo quella piccola stradina di acciottolato, quasi correndo per non avere il tempo per pensare, non in quel momento. Speravo mai più.

Quando il respiro si fece affannato ed il cuore cominciò a urlare, trovai il tempo per lasciare che il dolore arrivasse; la sua voce è sempre lenta, trascina le parole nella bocca e poi te le scaglia nel cuore. Non volevo ascoltare le mie menzogne, e nemmeno le carezze che se ne erano andate via dalla mia pelle.
Si arriva a comprendere gli errori solo dopo averli commessi e quel giorno sarebbe stato un grande maestro per me.
Mi misi in ginocchio aspettando che le gambe cominciassero a farmi male; le mani appoggiavano sull'acciottolato, la testa chinata in avanti e sentivo il sudore attraversarmi il viso fino a sporgersi dal mento e cadere sul terreno; guardavo quelle piccole gocce sbattere a terra con cadenza quasi regolare e non riuscivo a pensare ad altro che non fosse una maledizione.
Su per quella strada cercavo qualcosa che sapevo non avrei mai cercato. Avevo gettato via un altro altro sogno, il più dolce, il più grande, il più vero.
Le salite sono anche discese, hanno percorsi uguali e speranze e prospettive diverse.
Rimasi lì, come in preghiera, ripetendo sottovoce un nome, che si confondeva con lo scirocco. Quel nome era l'unica verità che potessi raccontare, quel vento era il solo che potesse ascoltare i miei peccati.
Ora i conti sarebbero tornati, il danno fatto aveva un tempo, un nome, un luogo.
Non c'era altro che il tempo che passava e quel nome che bruciava le mie labbra. Avevo spazzato via la mia felicità dentro alla paura della pietà, nella vergogna di un passato senza nome, dentro l'ultimo briciolo di coraggio che avevo lasciato chiamare codardia.
Lento il respiro riprese a segnare il tempo in me e rialzai lo sguardo. Era sempre lì, tra le mie labbra e i miei pensieri che...()


(...)