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01 giugno 2007

Code di pavone


Dove si dissimula la giustezza del pensiero,

lì è la mia agognata e ambita meta.

Non vedo luce in me

che occhio di uomo possa guidare

per cui mi lascio ammaliare

da sentimenti oscuri

che portano la mano a

lasciar tracce del pensiero.

E repentino muto d'avviso

del gesto compiuto,

che il tacer è tardivo,

e indugio nel segnare.
Al seminare consegue raccolta;

ma qual contadino sono io

che nessun frutto carpisce?

Colpisce forse il mio articolato verbo

che schiaffeggia la cosa comune

e il quotidiano sentire,

ma in me nessun genio nascosto alberga,

nessuna straordinarietà,

se non quella di saper ancora sorridere,

dell’amare il mio passo

che in questo mondo di sale

tra un dolore e l’altro salta.
In questo luogo il tempo passa

tra ludiche esposizioni di code di pavone,

orchestrali guidati da bacchette telematiche,

satrapi davanti a telecamere.

Leggo e mordo

tra i vostri guaiti

e le vostre bestemmie.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimi i colori di questa tua "ruota".
Veloce,arrogante.
Per nulla fastidiosa nella sua preziosa ed antica veste...
Mi piace tantissimo .
R.