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13 maggio 2010

Fantasmi



Le larve che soffiano in me

nel notturno quietar della vita,

scuotendo il mio incedere lento

dove sono festuca nell'aria,

fan mutare il verbo soave

in un trucido auspicio luttuoso.

I deserti rinvengono e tacciono

dove già si posava la luce

partorendo copiosi germogli

di sembianti parole d’amore.

Il sommesso rifugio dell’onda,

tra le orribili piaghe del tempo,

dove ho letto con flebile voce

l’ansimare di un caldo piacere.

Con flagelli rimordono il senno

che immorale ed anomalo batte

lui che brama un veemente colpire.

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