Non capisco se sono stanco o se mi stancano gli altri. Cercare risposte è un gran bel mestiere ma devi avere pronte le giuste domande. Ma, soprattutto, bisogna sapere a chi farle. Voi avete risposte?
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23 novembre 2007
Poche note
non ha mai note giuste.
Ha sussurrato qualcosa
mentre correvo per prendere
la tua mano.
Spezzami i polsi
se non scrivo che ti amo.
Ma le insegnerò a cantare
prima che si dimentichi di me,
prima di dimenticare te.
19 novembre 2007
Un lungo viaggio
Ancora un giorno.
Una sorta di timore misto a tristezza lo aveva pervaso nei giorni precedenti.
Lauro continuava a dargli consigli e indicazioni e aveva scritto per lui una piccola agenda piena di indirizzi e nomi da usare in caso di bisogno. Per l'ultima volta Basilio prese da sotto il letto la vecchia scatola da scarpe e la appoggiò sulle gambe. Le lettere era tenute insieme da un fiocco di carta dorata. Decine di lettere, tutte con la stessa calligrafia, tutte con la stessa frase d'inizio: " Adorato amore mio".
Sciogliendo quel fiocco sapeva che avrebbe attraversato ancora una volta tutta una vita.
Lauro guardava in silenzio Basilio, mentre tremante apriva quella busta, aspettando ancora una volta di vedere gli occhi del suo compagno riempirsi di tristezza.
Basilio ormai conosceva a memoria ogni parola, ogni virgola di quella ultima lettera. Poche righe con il solito inizio, una promessa e una data:
" 17 ottobre 1949
Adorato amore mio,
tra tre giorni sarò in viaggio per venire finalmente da te. Non faccio altro che pensare al momento nel quale potrò riabbracciarti. Ho già pronto tutto quello che ti devo portare, compreso il mio amore per il quale non esiste valigia cosi grande da poterlo contenere!
Non ti scriverò altro perché voglio dirti tutto guardandoti negli occhi. A presto amore mio, ti amo.
Tua per sempre, Anita."
Richiuse con i soliti precisi gesti la lettere e ordinatamente ripose la busta nella scatola da scarpe.
Domani si sarebbero salutati forse per l'ultima volta e presto qualcun altro avrebbe preso il posto di Basilio.
Il mattino dopo pioveva ed il vento spingeva le onde sul pontile di attracco. Tutto sembrava come quel giorno di 20 anni prima. E come quel giorno, lui era li, che aspettava il traghetto.
Ancora una volta si girò a guardare il faro, abbracciò forte il suo compagno e gli disse: "Questa volta il traghetto è arrivato. Lascio qui il mio cuore ad aspettare Anita."
Il faro diventava sempre più piccolo, Lauro ormai non era che un puntino che muoveva le braccia. E lì, in mezzo al mare, dove la sua Anita riposava, sciolse il fiocco di carta dorata e lasciò portare via dal vento tutte le lettere e tutte le lacrime.
Lauro fu chiamato alcuni giorni più tardi a terra per riconoscere nel corpo dell'uomo caduto dal traghetto il suo compagno Basilio.
17 ottobre 2007
Lingue e coltelli
dentro un grido di guerra.
C'erano i nomi dei giorni,
qualche unghia smaltata,
una promessa scaduta.
Forse c'eri anche tu,
ma non mi crederai mai
quando ti dirò
che ho portato il mio fiato
sulle pietre a morire
per non sentire
il gocciolio dei pensieri
che si sciolgono dentro
l'inchiostro,
sui miei appunti,
nella mia voce.
Crescono troppo in fretta
i germogli di questa vita
che non riesco più a comprendere
e mi spaventano parole così dure
sopra labbra così belle.
Lingue e coltelli
sanno solo tagliare.
13 ottobre 2007
Avrei scritto una canzone

dentro lo spazio chiuso
di numeri in cerchio,
troppe volte sfiorati
dal tempo che muore.
Sopra un muro di sospiri,
il silenzio ha imparato
a scrivere i miei baci
e la tua noia.
Cerca il posto
all'angolo di questa storia
dove affittano i miei occhi,
le istruzioni per l'uso
e una nuova canzone
per commuoversi un po'.
Ogni tanto
che portano solo in dimenticati luoghi,
in consuete lacrime.
Io avrei scritto una canzone.
11 ottobre 2007
Dall'autobiografia di Raffale Viviani,
"...Pecché nun ce steveno soldi. (pausa) Quanno s'avev'a scavà venette 'o terrasantiere 'a casa a ce avvertì. Nuje pregaiemo e fa stà a papà n'atu ppoco sott'o turreno, cu a speranza,sempe, 'e lle puté accattà 'nu fuosso;metterce 'na croce, 'nu nomme scritto 'ncoppa comme a 'nu cristiano... Tutto inutile: a rimando a rimando, passaieno tre anne e miezo. (pausa) Ll'uldema vota ca venette 'o terrasantiere 'a casa, stevemo 'a duje juorne diune... «Io l'aggìa scavà pe fforza» dicette. «E si nun tenite 'e sorde, io l'aggìa menà mmiezo a ll'ate». «Menatelo addo vulite vuje !». Rispunnette io. «Sempe meglio e nuje stà». (Pausa) A miseria nun te fa capì niente cchiù ! S'addiventa n'incosciente. "
01 ottobre 2007
Il tuo tempo
e così,
mentre bevi con le mani
ti ringrazierò
per le tue lunghe dita
e per l'ultima cena.
Un cuore vuoto
pesa più di una pietra,
un lungo silenzio
rende sordi alla vita.
Resta con me il tempo
di pentirmi di ogni sogno.
Hai già ascoltato tutto di me.
30 settembre 2007
Il viale della virtù
chinando il capo in
questo fiume di cervelli
e idee
dove i colori sono accesi,
le vite solcano la storia,
i nomi fanno esitare la lingua,
e sbagliare è gesto,
parola,
pensiero.
Respirare dove l'errore
diventa la virtù
e l'espressione è il traguardo.
Percorro
il viale della vanità,
senza avere un nome,
tradisco le attese
nascondendomi
in un'isola senza faro,
dove naufraga la solitudine.
22 settembre 2007
Con la mano aperta
di tutto questo
silenzio,
in quel lento cielo che piange,
dietro le nuvole che hai perduto?
Con la mano aperta
attendo la pietà
e occhi da guardare.
Vorrei essere forza e pietra,
il nuovo cuore del tempo,
l'ultima notte col nostro nome,
il passo che si allontana.
il sonno senza respiro,
le mani dentro le tasche,
la risposta sulla lingua,
il salto nel buio.
Come fai senza me?
Vivo dentro storie antiche,
che sanno di asfalto,
con la leggerezza di una nenia
ripetuta sulla pelle.
Sollevo ogni giorno macigni,
che mi fanno sputare il mondo
per poter comprare pensieri
che nessuno usa più.
Che cosa farò
di tutto questo rumore,
senza le tue morbide mani
che accarezzavano
i miei peccati?
Luoghi da amare
17 settembre 2007
Dentro agli occhi
posso ancora trovare
nello spazio di un milione di anni.
Dovrei avere il mio tempo
e il tuo desiderio
per ordinare
ogni singola maledizione,
ogni nuova parola.
Ma la notte non esiste più,
lascia segni
troppo lontani dalla vita,
e mi parla sempre di te.
24 agosto 2007
Morte di un cavaliere
16 agosto 2007
Alla fermata del bus
14 agosto 2007
Vecchi alberghi

Dietro a un muro di vetro,
osservi i miei movimenti
e non respiri per non appannarlo.
L'ipocrisia del silenzio
indurisce il cuore,
spegne il futuro.
Viaggiamo tutti in una sola direzione,
dai colori stanchi,
abitati solo da gabbiani.
12 agosto 2007
Nella notte
22 luglio 2007
La bella luna
nel quale dorme il mio passato,
che i tuoi leggeri passi
sembrano l'apocalisse .
Socchiudo gli occhi
che la bella luna
ha accarezzato con unghie
smaltate e malinconia.
Fa' presto, torna nel buio:
lì potrai spogliarti
da nodi e catene.
Anche oggi,
come nei giorni del sorriso,
il mare racconta storie al vento;
chissà se le ascolterai.
13 luglio 2007
I baci della vita

per non scoprire il buio
che ci lascia dentro
la vita.
Viviamo tra anime silenti
e giorni abbandonati
su calendari appesi nei cuori
senza riuscire scegliere
un attimo per sorridere .
la tua mano sinistra
questa notte,
in quell’attimo
dove ho provato a sognare.
Sono scivolato tra le pagine
di un racconto che nessuno
scriverà mai più,
sopra l’ultima barricata del dolore,
prima della vita.
Pochi suoni tra pelle e tempo,
sopra scalinate
con cento anni di silenzio.
Appoggia il tuo respiro
dove proverò ad aspettarti;
asseconda la mia memoria
e chiedimi perché
non ho avuto la forza
per dimenticare
i baci della vita.
21 giugno 2007
IL REGALO

La fantasia è un regalo che mi è stato fatto da bambino.
Un giorno vennero due signore a trovarmi e sorridendo mi aprirono la mano per consegnarmela.
Era incartata nella pagina di un vecchio giornale e legata a pacchetto con uno spago usato, senza fiocco. Lo spago era così corto che a malapena erano riuscite a fare il nodo.
Era un pacchettino cosi minuscolo che stava tutto nella mia piccola mano di bimbo e cosi leggero che pensai che dentro non doveva esserci nulla.
In piedi davanti a me, le due signore mi dissero: "Qui dentro potrai trovare tutto ciò che desideri e sogni ma non dovrai mai aprirla. Se lo farai perderai tutto."
Non capivo: se tutti i miei desideri erano li dentro, come avrei potuto averli senza aprirla?
Le due donne mi si avvicinarono e mi baciarono, insieme. Poi ancora mi dissero: "Ricorda, se la aprirai perderai tutto".
Continuavo a non capire.
"Voi chi siete?" domandai. La prima , quella che più spesso parlava, rispose: "Io mi chiamo Malinconia". L'altra, quella più gelida e taciturna pronunciò solo il suo nome: "Tristezza".
Posai un attimo lo sguardo sulla piccola scatola e quando lo rialzai, loro erano sparite.
La scatola continuava a rigirarmi nelle mani e cominciai a pensare che cosa potesse contenere. E più ci pensavo e più mi sentivo bene. E più ci pensavo e più capivo che quella scatola non avrei dovuto aprirla perché li dentro c'ero io e non dovevo perdere nulla di me; cominciavo a capire che i sogni, i desideri, le passioni, e tutto ciò che è fantasia sono la mia vita e che quella scatola l'avrei riempita all'infinito se avessi voluto.
Quella scatola, dopo tanti anni, è ancora nelle mie mani. Ora è avvolta in un foglio di seta, con disegni in oro, tempestata di diamanti e con un fiocco fatto di nuvole e piume di pavone. E non importa se gli altri continuano a vedere una piccola scatola avvolta in un foglio di giornale con un filo di spago.
Adesso la piccola scatola continua a diventare così leggera che devo stringerla sempre più forte tra le mani. E più si riempie più diventa leggera perchè i sogni, si sa, fanno volare.
Le due signore ogni tanto ritornano ma non si fermano molto. Si siedono accanto a me poi prendono la mia mano e mi dicono: "Il peso di questa scatola è il peso della tua anima, rendila leggera. Riempila di fantasia".
Sorrido... e se ne vanno
14 giugno 2007
Dove raccolgo il vento

Dovrei farti credere che esistono
giorni dove raccolgo il vento,
senza note stonate.
Prendiamo sempre i colori
dei giorni più tristi
per colorare il sangue delle nostre ferite,
guardando stupiti
come si spengono i fuochi
della vita.
Non sappiamo dare un nome
alle strade affollate e incolori
che ci confondono.
Respiriamo la lenta agonia che ci insegue
e dimentichiamo gli occhi
tra un bacio e una promessa.
Vorrei farti credere che non conosco
il sapore del pane,
che la paura si è addormentata
tra le spine di un addio.
Ma oggi non trovo scuse
per mentire ancora.
12 giugno 2007
Forse è colpa del mare

Ritorna la tua voce,
lontano souvenir,
come neve
dentro una sfera.
La mano,
letta dalla solita zingara
all'angolo della vita,
ha una linea
pronta a mentire.
Ti ho portato le mie gambe,
non devo più scappare
dalle tue silenziose paure.
Chissà se piangi ancora
alla solita ora,
tra un aperitivo e un insulto,
spogliandoti di ogni nome .
Forse è colpa del mare
se sento così freddo
e non chiudo più gli occhi.
Forse è colpa del mare.
01 giugno 2007
Code di pavone
Dove si dissimula la giustezza del pensiero,
lì è la mia agognata e ambita meta.
Non vedo luce in me
che occhio di uomo possa guidare
per cui mi lascio ammaliare
da sentimenti oscuri
che portano la mano a
lasciar tracce del pensiero.
E repentino muto d'avviso
del gesto compiuto,
che il tacer è tardivo,
e indugio nel segnare.
Al seminare consegue raccolta;
ma qual contadino sono io
che nessun frutto carpisce?
Colpisce forse il mio articolato verbo
che schiaffeggia la cosa comune
e il quotidiano sentire,
ma in me nessun genio nascosto alberga,
nessuna straordinarietà,
se non quella di saper ancora sorridere,
dell’amare il mio passo
che in questo mondo di sale
tra un dolore e l’altro salta.
In questo luogo il tempo passa
tra ludiche esposizioni di code di pavone,
orchestrali guidati da bacchette telematiche,
satrapi davanti a telecamere.
Leggo e mordo
tra i vostri guaiti
e le vostre bestemmie.