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28 luglio 2008

Senza parole



Non so che altro dire.
Mi ritrovo qui a raccogliere gli spiccioli del resto del caffè. Li ho contati troppe volte per sperare ancora che possano servire a pagare un qualunque biglietto per tornare indietro o per fuggire da me stesso. Sono qui e ci resto.

C’è sempre nei nostri pensieri qualcuno a cui pensare, qualcuno da chiamare per nome e da cercare di dimenticare presto.

Conosco il segreto del sapore del mare, del colore di una notte di follia, di un bacio rubato prima di un sogno ma non riesco a farmi capire. Abito una sponda troppo lontana da te e mi tocca urlare per farmi sentire. E il vento del tuo orgoglio spinge lontano le mie parole, le sparge dentro qualche interpretazione di comodo e tutto finisce dentro la fogna della paura.

Troppo lontano per farmi capire. Cosa vuoi che ti riesca a dire se devo urlare; non si stendono tappeti rossi da un’auto in corsa.

Non mi riesce di essere stanco nemmeno questa volta: è sempre tutto così prevedibile e scontato che non resta che applaudire alla mia buona volontà nello sperare che esista qualcuno lontano dal solito palese egoismo: triplo salto mortale e caduta a terra senza rete, tanto per non dover chiamare rischio un qualunque calcolo che mi faccia cadere in piedi.

Mi sembra sempre di essere quello che alle corse dei cavalli scommette sui cavalli che i giorno prima sono finiti al macello.

Ma ancora una volta ho il coraggio di rimanere lontano dai compromessi e pagare di tasca mia, lasciare sorridere chi crede nelle vittorie rubate e continua a guidare ad occhi chiusi.

Queste persone che scelgono sempre le scale che scendono, per non fare fatica, per paura di cadere troppo dall’alto, per confondere la loro rinuncia dentro facili scuse e ad altre migliaia di rinunce confortevoli e sicure.

Vivere al riparo dal vento del giudizio del mondo non ti salverà dalla mannaia della vita, che continuerà colpire inesorabile, sulle tue esitazioni, sui tuoi ripensamenti e sarà sempre troppo tardi

per piangere.

Che tristezza parlare a chi non ascolta. Tanto vale mentire.

16 luglio 2008

Respiri leggeri


Si restringe lo spazio della notte.
Consegnare al futuro un solo attimo
è una rinuncia soffocante.
Sto cercando un posto dove appoggiare il cuore,
un posto dove il vento non disperda le mie parole.
Il tempo di chiudere le palpebre
e nessuno darà più un senso alla mia vita,
alle mie parole.
Ogni nuvola ha un nome
che non ricordo più,
ogni passo lascia un'orma che qualcuno seguirà.
Hai ascoltato un piccolo canto uscire dalle mie paure.
Dammi il giusto tempo per scegliere.
Il telefono non suona più nella notte
ma rimbomba nelle stanze di troppe case.
Di che colore sarà il prossimo sorriso?

27 giugno 2008

Calendari


C’erano stati tutti quegli anni prima. Anni riempiti da migliaia di visi di persone che mi erano passate davanti, lasciando il più delle volte solo una immagine dai contorni vaghi. Qualche parola che non ricordo, forse profumi, un odore. E poi i nomi. Quelli, se ne erano andati e venuti, si erano accavallati nelle agende e nella memoria e il più delle volte non avevano evocato altro che un momento o la promessa, mai mantenuta, di rivederci ancora una volta.

Tutti quegli anni che erano passati spalmandomi sulla pelle l’invisibile tratto di un pensiero che muta, lentamente e inesorabilmente. Quegli anni che giorno dopo giorno hanno spostato le pedine, deformato e piegato le trincee delle paure e dei tabù.

Si trattava adesso di passare in rassegna tutti i miei difetti, senza fermarsi davanti agli specchi ingannatori dell’ipocrisia, enunciare tutti gli errori, tagliarsi le mani con le occasioni mancate e

spegnere gli ultimi focolai del desiderio d’amore. I passi da fare per arrivare alla fine della mia esistenza li potevo contare con buona approssimazione sopra il calendario della mia cucina; uno di quei calendari con il numero del giorno scritto in rosso che si usavano a scuola; tutti i giorni la maestra entrando incaricava qualcuno di noi bambini a strappare il foglio di carta leggera, quasi una velina, per scoprire un nuovo giorno. Un gesto senza importanza, che mai avrei pensato di ritrovare sotto milioni di pensieri, ma che continuava a perpetuarsi nel tempo, senza tregua, di nascosto, scavando sotto la coscienza e lasciando solo cicatrici sulla carne.

Avevo lasciato dentro gli scaffali della memoria tutto, ogni momento. Ogni tanto arrivava un piccolo tassello sconosciuto che si collegava alla mia memoria nascosta e una immagine nasceva nello schermo dell'immaginazione. Ogni tanto apparivi anche tu..

26 giugno 2008

Ci sarebbe bisogno di progettare la libertà


Non abbiamo il tempo per sognare un'altra rivoluzione: sono congegni vecchi, che si inceppano e il più delle volte esplodono in mano a chi li ha fabbricati.
L'unica rivoluzione possibile, funzionante, funzionale e costruttiva, è quella individuale.
Spezzare la catena dell'individuo, fermarsi ad ascoltare il rumore che facciamo, voltarsi a guardare i nostri passi quante cose calpestano, ascoltare le nostre parole quante persone feriscono.
Progettare la libertà è un lavoro per pochi eletti, per gli impavidi, per chi sa guardare in faccia i problemi e risolverli, per chi non nasconde la faccia, per chi non conta troppe volte i soldi prima di aiutare gli altri.
Troppi pensieri dentro la testa impastano i muscoli e rallentano l'azione;
i pensieri devo avere la giusta dimensione: né grandi né piccoli; devono essere in numero giusto: né troppi né pochi; devono avere il giusto peso: né leggeri né pesanti.
Ma soprattutto il pensiero deve essere allenato, praticato e libero di esprimersi e non istigato, instillato da coloro che vogliono omologare il mondo e renderlo come uno di quegli omogeneizzati da supermarket.

Progettare la nostra libertà non potrà che essere la libertà di tutti.

19 giugno 2008

Correre con la storia


E' che come spesso mi accade, mi ritrovo ad ascoltare storie delle quali "mi deve" importare.
Mi deve importare perché c'è il silenzio che incombe e ci sono le cose da capire. Le risposte sono sempre uguali e mute, perché anche queste sono mazzi di carte truccate ed hanno già il loro vincitore.
E così mi capita di ascoltare la storia di un uomo che punta il dito sulle verità scomode, quelle verità che tutti conoscono ma alle quali nessuno crede.
Il suo racconto è sporco di sangue, di scie nel cielo, di trame nella notte, di coincidenze perse dentro la banalità del male. E' tutto talmente fluido da sembrare nell'ordine naturale delle cose, è tutto talmente sbagliato da lasciare la gola secca, è tutto talmente ammalato da sembrare dalla parte del giusto.
Un racconto di logica consequenziale che alla fine del tempo a disposizione lascia solo lo spazio per un debole cenno di intesa, una approvazione strappata ai più bassi istinti animali. Ma non riesco a non ascoltare, così pronto come sono a farmi domande il giorno dopo e a dirmi che ho solo fatto la cosa giusta.
E tu credi che io sia pronto a vivere le stagioni in silenzio, ad amare le cose non mie, a posare lo sguardo dentro occhi distratti, a correre dalla falsa vita che hanno costruito intorno alle nostre generazioni future, tu credi io sia così?
Forse appartengo a qualcuno, amato ed odiato per non avere mai avuto un collare e nemmeno un nome.

14 giugno 2008

In fuga


Forse qualcosa mi vuole mettere alla prova.
Se la tragedia bussa alla porta le domande diventano spontanee, precise e nette quanto inutili.
Le cose che accadono sono come la pioggia e il vento: nessuno si domanda perché piove. Piove e basta.
Apri la porta di scenari preparati da tempo e che speri sempre di rimandare a domani. Ma quale domani? Oggi è il domani di ieri e quindi ha le carte in regola, è nel posto giusto, ha le parole giuste. Tutto il passato ha suonato le note perfette di una sinfonia inutile.

Quando cominci a ragionare come un topo, a vivere come un topo, con la circospezione di un topo, con la paura, allora sei diventato un topo, e prima o poi qualche trappola per te scatterà.

Spengo la luce. La verità mi brucia la lingua.

26 maggio 2008

Pietre vive


Il viso appoggiato sulla terra
ascolto le paure del mondo.
Quale fiaba racconterò
in una notte così lunga
senza ingannare l'innocenza
di un nuovo cammino.
Abbraccio il cuore di un bosco,
cerco il nome della vita
dentro pietre vive,
come costole di mondi antichi.
Ho pianto di nascosto
tra le parole di vecchi bambini
che nessuno ascolta più.
Gli eroi erano così tanti
che nessuno li ha più contati.

23 maggio 2008

Le utopie


La pioggia a volte non riesce a bagnare.
Scivola sopra i pensieri,
rimbalzando tra sorrisi e attimi inutili
che delimitano il tempo.
Strade, bandiere, gente in festa,
pronti per annegare in bicchieri di vino.
Ho atteso a lungo una voce sincera
che non lasciasse lo sguardo ai miei piedi,
che cancellasse la mia disfatta
con la falce della gloria.
La pioggia a volte non riesce a bagnare
perché la pietà riconosce il suo letto.

21 maggio 2008

Una canzone


Ho questo istante per te,
ho l'attimo che ti serve
per farmi la domanda sbagliata,
ho il tempo per non rispondere
alla verità che si nasconde
nei miei occhi.
Se solo avessi chiamato il mio nome
senza credere alla notte che moriva
ti avrei lasciato un biglietto
nel cassetto della cucina ,
tra i coltelli e una ferita.
Pura e limpida come la paura,
la gioventù è passata dentro i rimorsi
senza lasciare un fiore.
Canta una canzone con me
sui gradini di un ricordo .

15 maggio 2008

Diario d'amore


Dammi il tempo di chiudere gli occhi,
di versare un bicchiere di vino,
di non credere più ai santi sui calendari.
Aiutami a chiudere gli occhi sul tuo egoismo,
sulla mia speranza nascosta in un risveglio,
nei miei passi che ignorano la strada.
Cercando dentro le reliquie dei miei giochi di morte,
ho trovato le orme di una profezia senza bocca,
ho baciato le labbra di un silenzioso diario d'amore.

10 maggio 2008

Corridoio di nomi



Lasciamo volare le mani
attraverso solerti bugie.
Inconsapevoli mani dentro cuori nudi
spogliati d'ogni sospiro.
Come una feroce marionetta
accanto a malinconici domani,
avvolto in sudari senza immagini,
ascolto storie di sfavillanti vittorie
respinte dalle eterne sconfitte quotidiane.
Tutto si muta nell'istante,
posato sul cuscino accanto alla vita,
sublimato in carezze di mille mani,
come un bacio lungo cento giorni,
come un coro di voci per un addio,
attraverso un corridoio di nomi
da non dimenticare.
Il destino è scritto
con un inchiostro così nero
che non riesco a vedere
più il tuo sorriso.
E qualcuno giù in strada
ha ancora una canzone da cantare,
ma non sa più le parole.

28 aprile 2008

Ultimo treno


Non mi sorprende più il morso al cuore,
non piango più per nulla.
Mi hanno ucciso così lentamente
da non riuscire più a scappare.
Volevo morire tra le braccia di un giusto tempo,
provando ad arrossire
per la vergogna che assale il giusto
quando sbaglia ad amare.
Ma mi ha raccolto il solito mendicante
che dorme alla stazione
e legge dell'ultimo treno
per la vita,
senza mai partire.

Ancora piove


E' passato l'ultimo giorno,
tra gli spiragli della notte.
E' passato l'ultimo incubo di felicità,
camminando sopra il sentiero di luce
che la luna regala al mare.
Varco la frontiera dell'illusa vita
contrabbandando baci,
mani silenti
e ricordi troppe volte usati.
Sono rimasto seduto
ad attendere un nome
degno del mio disprezzo.
Portami quell'ultimo bacio
sulla porta di casa,
con l'edizione straordinaria
del giornale.
Guardo il cielo da antichi vicoli
dove si fondono le tracce
e la morte.
Piove, ancora piove,
e non sai perché.

17 aprile 2008

Confutatis Maledictis




Non conta più nulla,
nessuna certezza.
Sublimato il tempo, la carne,
l'orrore e la dolcezza
in un feticcio di sentimenti,
pronto per i giorni della solitudine,
esiliato nell'indice dei titoli,
dove si è spenta ogni vanità.

Confusi i maledetti,
perduti in cerchi nell'acqua,
complici le troppe emozioni
e un miracolo senza nome
dove ho posato il mio
febbricitante sguardo.

Asportato il cancro dell'amore
non rimane che la felice
sicurezza della morte.
Ti presto la mia pietà
in cambio delle tue scuse,
perché non sarò mai troppo lontano
dalla bocca del leone.

Se sapessi parlarti
non scriverei poesie di nascosto,
tra una rinuncia e una bugia.
Se riuscissi a parlarti
non capiresti il mio silenzio.

13 aprile 2008

PORTAMI VIA


Lo sciamano bianco
e i suoi presagi di lotta
scritti nei fondi di caffè,
mi ha parlato di battaglie
poco prima di cena.

Ho ascoltato i suoi passi
diluire il mio sangue
sopra fogli senza speranze.
Il rabdomante cerca l'ultima goccia
di gioia prima che la notte mi baci,
e mi racconta una storia d'amore.

Ho riempito la valigia di pioggia
per nascondere una lacrima.
Portami in viaggio con te,
raccontami ancora la tua insonne rinuncia.
Avrò indietro il mio tempo.

05 aprile 2008

CATTIVE NOTIZIE

Cattive notizie.
Ho perduto un altro battito del cuore,
nell'indifferenza di un giorno qualunque.
Sembra vita.
Assolvo tutti i peccatori e
con la mano sinistra
prendo un pugno di vento.
Ti ho mai parlato delle mie mani?
Non sai nulla di come mi ha
consumato la disperata ricerca
di un angolo vuoto, senza domande.
Hanno tutti sguardi assenti,
che girano tra le frasi di un rosario,
Quando esci spegni la luce.
Le dita infilate in una rete
di metallo muovono veloci l'aria,
ancora una volta sembrano volare.
Le cattive notizie hanno nomi crudeli,
il respiro maleodorante,
le parole sbagliate
e non sanno tacere.

29 marzo 2008

IO SO


Io so.

Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum. Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile...


Pier Paolo Pasolini, 14 novembre 1974

18 marzo 2008

Spine


Parlami piano,
il fragile suono della paura

allontana i desideri della vita.

Resta in silenzio,

accarezza le mie spine:

sapremo baciare il nostro amore

senza incrociare strade,

camminando sulle lacrime
come un santo senza miracoli.
Saranno sempre le notti
a tenerci la mano.
Sto chiudendo gli occhi,
resta solo un respiro.


17 marzo 2008

QUARANT'ANNI FA...


"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones ne i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani."

Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava -tra l'altro- l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate.

Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America.

11 marzo 2008

Le chiavi in tasca


La strada passa di qua,
senza motivo.
Le mani in tasca cercano le chiavi,
che raccontano mille volte le stesse cose.
Entrano, girano dentro alla serratura, escono,
tornano in tasca ad accompagnare il passo.
Abbiamo il domani che aspetta,
ci corre incontro,
ci sbatte dentro,
maciulla pensieri, ossa , carne,
senza aspettare un istante.
Quella voglia che avevo di correre
dietro alla follia
è morta in un momento,
dove mi sono distratto.
Dovrei essere più attento , più coraggioso
per tornare a parlare dentro agli occhi della giustizia.
La neve sopra le montagne non aspetta nulla,
resta lì a morire nel giorno,
cambiando nome senza domande, scendendo nelle radici.
Ho le chiavi in tasca,
segnano il passo per tornare indietro
e fanno sempre le stesse cose.