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19 aprile 2009

Invisibile

A volte mi si riempie lo stomaco di ansia e malinconia. Salgono fino alla gola e mi annegano la ragione. Ritornano a galla i relitti e i detriti delle strade percorse.
E ci sono momenti in cui la vita diventa tanto pesante da premere sul cuore così forte da farmi piangere sangue.
Hai cambiato troppi nomi per avere ancora un viso da riconoscere e mi hai chiamato troppe volte con nomi diversi per farmi girare per strada.
Ho scelto la dimenticanza e la cinica sopportazione dell’indifferenza di chi parlava dell’amore con la stessa facilità con la quale va’ al supermercato a comprare le mele per fare una torta.
Vorrei imparare a dire addio. Suona bene.
Sono diventato invisibile, trasparente. Non esisto più. Cancellato.
Gli altri sanno dimenticare, sanno chiudere gli occhi e farti sparire. Quando succede questo un piccolo dolore attraversa il corpo di chi viene dimenticato.
Forse per questo sto male, forse per questo qui è sempre notte.
Vorrei dimenticare ma non so come fare… Tu come hai fatto?

Addio.

26 marzo 2009

Inattesa


Non ti aspettavo,
non sentivo il tuo passo seguirmi.
La tua voce era perduta dentro
una storia scritta per noi.
Hai tenuto fermo lo sguardo sul sole
lasciando la paura dentro un bicchiere di vino.
Sono state le le tue mani a chiedermi una risposta.
Non ho più nessuna voce che sappia chiederti tempo
ho lasciato indietro ogni illusa emozione
e so che rimarrai lontana,
nascosta dentro i tuoi futuri rimpianti.

22 marzo 2009

messaggio nella bottiglia


Conosci la fatica che si fa ad inventare altre vite?
Se si trattasse di inventare vite per altri sarebbe facile. Inventare la tua propria vita oltre che difficile è penoso. Il più delle volte devi raccontare che sei gatto quando sei leone. Devi camminare quando sai correre. Devi strisciare quando sai volare.
La lingua si è tagliata a forza di essere morsa, l'ho perduta dentro qualche tombino che hanno costruito per nascondere il mio nome.
Fammi fidare di te. Ho mille bottiglie da gettare nel mare , con dentro troppe verità velenose, con dentro troppi peccati di uomini nell'ombra.
E poi il mare è così grande.
E poi ci sono troppe strade buie.

14 febbraio 2009

Schegge di passato


Scendo dentro nuovi silenzi
dove gli acuti dei desideri
sono segni scritti col gesso.
Trovi ancora vie di fuga
dentro alle mie debolezze,
piccole schegge di passato
solerti e prevedibili.
Aspettami sulle scale a piedi nudi
e raccontami della tua delusione,
del tuo nuovo dispiacere.
Ma io ho solo questo nome,
perdonami,
ho solo questo tempo.

06 febbraio 2009

Pensando

Mi fa orrore la mia stupidità
che alimenta e pasce le mie illusioni.
Partorisce fantasie senza virtù,
mi adorna di silenzi,
mi spinge a chiederti di altri amori.
Troppo lontano dal tuo tempo
per posare il mio sguardo su di te.

30 gennaio 2009

Scegli me


Scegli me,
sono l'ultimo passo
dentro la notte.
E mi allontano dentro un'agonia,
tacendo, dove tu vuoi perderti ancora.
Scegli me.

24 gennaio 2009

Storia muta



Toccherò i tuoi sogni
prima che la notte finisca.
Ho sciolto il sangue nell'inchiostro
per raccontare una storia muta
che tu già conosci.
Quanto lunga sarà l'attesa
per sentire il tuo sapore
che scivola dentro me?
Lasciami dentro le tue notti
perché lì sarai solo mia.

19 gennaio 2009

Fragili


Sposto piano i ricordi,
nella nebbia della malinconia;
sono così fragili
che basterebbe
una lacrima
per trasformarli
in un dolore

17 gennaio 2009

VA TUTTO BENE


Va tutto bene.
Aspetto la notte per saltare sul primo incubo che passa di qua.
Peccato non sappia ballare il valzer; peccato perché sarebbe stata l’ultima occasione per inciampare ridendo.

Va tutto bene .

Tengo le mani in tasca per non cercare altre mani; ma tu hai dita troppo lunghe e dritte per non bucare il mio orizzonte, troppo affilate per non tagliarmi la bocca. Non ti volevo far sapere nulla,
solo che ho paura.

Va tutto bene.

Ogni tanto vorrei piangere alla stazione, mentre parte un treno. E vorrei che qualcuno ritrovasse il mio nome nella dedica di un libro. Ascolto ancora vecchie canzoni con dentro i giorni della rabbia e le notti disperate e rido.

Va tutto bene.

Guardo visi distratti, meteore urbane pronte a ignorare il mio sorriso. Faccio inutili pause nel respiro, trattengo l’aria per dimenticarmi un istante di loro. Scelgo sempre la nota più acuta per entrare nella pelle e chiudere gli occhi.

Va tutto bene.

Incantami ancora con la tua voce lontana. Va tutto bene, è solo che non riesco più a dormire senza le tue bugie: Avevo le tasche bucate e ho perduto le lacrime che tenevo per i giorni migliori.

Va tutto bene, credimi.

07 gennaio 2009

La stele di Rosetta

Ero arrivato in orario. L'ora era quella giusta. Il minuto era quello giusto. Nei meccanismi tutto deve funzionare con precisione, come i tempi astronomici, senza errori. Questa era una delle prime cose che si dovevano imparare. Riconoscere i sintomi delle situazioni dalle situazioni. Giocare con i margini di tolleranza era una cose che mi inquietava; mi sentivo improvvisamente fuorigioco, senza ruolo. La mia incapacità di improvvisare a volte mi sconcertava, mi rendeva instabile. Sentire le mani sudare, era il segnale più evidente. Restare troppo fermi non era mai la cosa giusta.
Erano i primi sintomi di quella ingestibile paura di non avere più tempo.
Ma invece mi serviva tempo per capire dove finiva tutto ciò che facevo. Lo sapevo ma non lo raccontavo a nessun specchio.
Cinque minuti. Era passato troppo tempo e le mani avevano cambiato tasca, involontariamente.
Mi ero allontanato senza nemmeno accorgermene, con passo lesto; lo stesso passo che ha cominciato a segnare il mio tempo.

Scrivo geroglifici dentro piramidi telematiche, lasciando la stele di Rosetta sepolta sotto la paura.

18 dicembre 2008

Il mio ragno e Ulisse


Vorrei cominciare da quella notte nella quale il ragno che viveva con me, decise che era inutile aspettare Ulisse perché non sarebbe mai più tornato. Se ne andò e lascio la sua tela incompiuta .

Rimasi ancora un giorno e una notte a vegliare col naso all’insù. quel dolce talamo di seta pronto per la morte.

Una morbida melica mi accompagnava sui fili di seta dove raccolsi notizie di te, dove pensai che forse eri andata via con il suo Odisseo e avevi scelto chissà quale scoglio per naufragare, e che forse saresti tornata portata dalla prima marea del Mare della Tranquillità, con un abito bianco e una rosa appassita sul seno, magari annegata dall’ultimo rimorso rimasto nella credenza.



La mia finestra era senza vetri, per non fermare il vento; ed erano passati 100 giorni senza sogni e 100 giorni senza te. Il vento passava e non portava mai il tuo nome.

Forse era estate quando trovai il nuovo amore. Forse era estate quando sparsi le tue ceneri sulla neve che scendeva. Forse era estate quando Ulisse torno e non trovò più mio ragno sulla sua tela. E insieme abbiamo pianto.

09 novembre 2008

Nel vuoto


La strada era vuota, ricordava il mio cuore; piena di manifesti strappati che lasciavano leggere solo alcune frasi qua e la, e spazzata da un vento caldo che portava il giro foglie e polvere.
Sentivo ancora nella mano il peso del silenzio, il peso di quel giocattolo con la bocca di fuoco.
Non riuscivo a scappare da nessuna parte; conoscono le tue paure e ti lasciano sempre un nome e un indirizzo dove confondere il dovere con la morte. Quel nome era scritto su un citofono, a penna, dove la pioggia lo aveva fatto "sbavare" e diventare nebbia. Inutile cambiarlo: nessuno oltre me avrebbe mai suonato a quel campanello.
Sopra, al primo piano di quel fatiscente palazzo che aveva visto giorni migliori, non mi attendeva nessun sorriso, nessun convenevole, solo domande precise che aspettano risposte fatte di monosillabi: risposte che si devono dare senza esitazioni, davanti ad occhi attenti al tuo sguardo e ad ogni piccolo silenzio inutile.
Non esistevano domande comuni alle quali potersi preparare davanti ad uno specchio, non c'erano certezze o soluzioni: il gioco era sempre difficile e lento, fatto di movimenti controllati e accorti, una partita a scacchi dove non ci sono regole scritte: solo convenzioni e taciti accordi che il tempo ha mutato in regole.
Mi aprì la porta la solita persona che altre volta aveva coperto le ultime ore di quei giorni concitati. Seduta su un lurido divano di pelle c’era una ragazza che non avevo mai vista e che alzando lo sguardo accennò a qualcosa che poteva sembrare un sorriso. Era così bella che stonava con tutto il resto. L’unica domanda che mi venne alla mente era perché fosse lì. Il televisore era acceso e lei era in attesa, come se dovesse parlare un oracolo.
L’uomo mi consegno un portafogli con dentro del danaro, una patente, un documento d’identità e alcuni altri inutili biglietti: era l’ultima speranza, l’ultimo spiraglio di luce.
….

31 ottobre 2008

Giorni rossi




Si usano sempre le stesse parole
quando scende il silenzio nel cuore.
Sono lente, salate. segnano il viso, lo trasfigurano.
Non si dimenticano più i nomi.
Ho atteso per troppo tempo una bugia per piangere
prima di scendere i gradini di questa scala
che porta alla disperazione;
il mio tempo presto finirà e tornerò a casa,
tra quelle stanze piene di sorrisi e risate.
Ho voglia di un silenzio che non dica nulla,
di una nenia per dormire, acqua che lavi via il tuo odore.
Non ho potuto scegliere nemmeno l'orizzonte;
solo il tonfo della solitudine dentro al giorno.

27 ottobre 2008

Senza titolo

Entri in auto. Un saluto, una carezza, infili un cd dei Talking Heads, sorridi e mi dici: "Ti piacciono? Li conosci vero". Ascolto cinque secondi e ti rispondo: "A clean break. I Talking Heads!" Arriva un bacio.

Penso a come accadono le cose, con che velocità ti portino lontano dal passato.
Non sono ancora abituato al tuo nome, ma mi arriva sulle labbra da solo, senza cercarlo. E mi parli di continuo, non smetti mai. Sai cosa dire al mio cuore, senza pensare alla notte che verrà. La musica va avanti, ci accompagna in un altro bacio.

Poi mi guardi, mi prendi la mano e sussurri:
- "Fermati... non si può fare l'amore guidando."

25 ottobre 2008

La finestra sul mare.



Segui i miei gesti nell'aria,
lo spazio è scritto dai tuoi passi.
Cosa cerchi nel baule dei ricordi?
Ho solo frenetiche mani, parole usate,
foto ingiallite, qualche promessa dimenticata,
l'ultimo nome che ho dato all'amore,
e un cimitero di sogni.
Ma tu sai sorridere di tutto,
anche della mia nuova canzone.
Ho comprato una finestra sul mare,
per parlare con te nei giorni di pioggia,
ti ho lasciato entrare dalla porta del silenzio
e mi hai chiesto di pensare a domani.
Scegli un nome per te.

24 ottobre 2008

Poetatio vomitandi (cum laude deterioribus)

Assolutistica e parzializzabile
l'emancipazione idiomatica
e idiometrica della sequela
e della allitterazione
nonché della consecutio temporum,
si ammandrappano,
svelandosi nella dominante crominabile
e nella parzializzazione parallela,
come rimbrotto unisettico.
Come disse Winnicott Winthrop:
Non separiamo la paritetica protomia dalla esegetica silloge della sinossi!

23 ottobre 2008

Collimazione emozionale ( non sublimata)


Aggregando le displasiche massificazioni,

conglobiamo le riconducibili dismorfie

e limitiamo sessioni asfittiche

anche se mai ellittiche.

Compresi in osmotiche compressioni,

flettiamo pragmatismi oculati,

in acetaboli svuotati,

posponendo assolute

vestibolazioni ,

che tu non trovi deprecabili.

Quali ragioni apporre

nella posposta notte

dei gargoil assonnati?

Enunciami

nelle tue presentabili scuse,

coincidendo con la presenza

erinnica.


(In memoria di Winnicott Winthrop, onanista convulsivo, coprofago benemerito dell'università del Minnesota e del Minnesopra. R.i.p.)

22 ottobre 2008

Nemmeno il tempo



Non hai chiesto permesso
e sei dentro a un nuovo giorno,
tra un pensiero e una promessa,
coi tuoi occhi prepotenti che mi guardano dentro.
Nemmeno il tempo per piangere
e son volato via con te.
Forse i silenzi non mi bastavano più
e le tue parole sono la verità.
Nemmeno il tempo per pensare a ieri
e mi hai regalato il tuo nome.
Forse le notti sono troppo brevi
e confondono le ombre.
Nemmeno il tempo per dimenticare
e sei accanto a me.

21 ottobre 2008

L'ultima voce della notte


Dove porterò tutta la mia tristezza
quando sarà sbiadito il ricordo?
Troppe immagini peseranno sui tuoi occhi
per lasciare di me qualche colore,
troppi suoni urleranno dentro alle tue orecchie
per riconoscere la mia voce che ti chiama.
Ma non andrai mai più via
perché nessuno va via dal cuore.
Scriverò sui muri le mie poesie,
dove tu sei ancora lì che mi sorridi
e mi chiedi un'altra vita,
un altro sogno.
Forse mi basterà morire.

17 ottobre 2008

I domani venduti


Non ho il tempo per amare il vuoto;


ho solo bisogno di muovere le prospettive del mio silenzio.

Sussurravi i sorrisi e li scambiavo per abitudine,

morivi tra i miei pensieri

e non mi sono accorto che potevo dargli un nome,

uno qualunque,

un nome che assomigliasse ad amore.

Ma non ho più tempo per girarmi indietro

e sperare di vederti arrivare con un bacio

nascosto sulle labbra.

Non occorre mai troppo tempo per amare ;

esistono i domani che tu puoi solo inventare

ma che hai venduto al dolore.