Tra i semafori di questa città,
tra i vecchi e stanchi alberi dei suoi viali
che conoscono solo caligine e rumore,
tra le urla delle rotaie dei tram,
oltre i tombini delle fogne,
nel traffico di un giorno qualunque,
lascia morire questo nostro amore.
L'ho inventato per raggiungere un domani,
l'ho costruito con le mani sanguinanti per poterci piangere sopra,
ho comprato la sua lapide,
ho scritto sopra i nostri nomi,
ho consumato le ginocchia,
le parole e le maledizioni.
Ma tu,
mettici almeno un fiore.
Non capisco se sono stanco o se mi stancano gli altri. Cercare risposte è un gran bel mestiere ma devi avere pronte le giuste domande. Ma, soprattutto, bisogna sapere a chi farle. Voi avete risposte?
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29 aprile 2010
26 aprile 2010
Rotta di collisione
25 aprile 2010
24 aprile 2010
Il lupo fa il lupo

Sono un animale malato,
senza pace nelle vene,
che si aggira nudo dentro i tuoi pensieri
dove attendi la mia morte.
Inevitabile,
un fossile nella roccia,
un respiro d'agonia,
un silente orgasmo lontano nel tempo.
Annegherò dentro un dolore
che non mi appartiene,
senza coscienza,
con un colpo,
un estremo tremito
dove ancora la notte finirà.
La coscienza è una malattia.
21 aprile 2010
Oggetti smarriti
14 aprile 2010
E' tardi

E' tardi .
Il tempo è un'arma spietata che agisce da sola e senza cambiare idea . Poche ore o pochi attimi, a volte non fanno differenza. Succedono le cose e tu hai fatto tardi.
Vedi cose più grandi di te e non hai più il tempo per fermarle.
E' tardi quando ti chiedono di non riconoscere il dolore, di cambiare strada senza spiegare nulla, di non portarti dietro nessuno.
E' presto quando ti chiedono di pensare al nuovo nome da dare alla tua vita, di riprenderti gli anni di quiete dati in pegno al monte di pietà, di tornare a parlare di te senza ascoltare i sussurri nelle orecchie.
E' tardi quando ancora una volta devi dire sì senza sorridere.
Gli asini hanno imparato a volare e non lo puoi raccontare.
Buoni e cattivi hanno lo stesso indirizzo, mangiano allo stesso tavolo e ti chiedono le stesse cose in orari diversi; ed è sempre troppo presto o troppo tardi.
E' tardi quando ti dicono che non è colpa tua ma sei il solo a saperlo. E' tardi quando ancora avrai impegnato il tuo nome e ti rendi conto che non sarà mai più tuo.
Era solo tardi. Hanno fatto prima di te.
E nessuno ti dirà : "grazie".
04 aprile 2010
Ancora la notte

Riempiamo i bicchieri di lacrime
perchè ancora la notte bussa alla porta
e chiederà un sogno
seduta accanto alla morte.
Metti la luna in tasca,
oppure tra i denti
perchè ancora un bacio ti chiederò.
I fondi del caffè
scrivono la mia storia
senza raccontare più nulla
perchè ancora cambierò il mio nome.
Cosa farei
senza il lento suono
di una nuova solitudine?
18 marzo 2010
Escuriale

Ho riletto “Escuriale” di Michel de Ghelderode; era un figlio del Diavolo, truculento, macabro e grottesco.
Ho nuotato dentro quelle parole taglienti come la mannaia del boia, e pensavo al modo di portarle in scena per un semplice gioco di vendetta, di miserabile vendetta dal sapore umano. Tutte le cose più si avvicinano all’uomo e più sono miserabili:
Folial, i cani non amano la Morte. E’ un’ingiustizia ben grande che la Morte possa entrare nei palazzi del re.
Il Re parla all’oggetto del suo gioco, Folial, il suo buffone.
Il Re diventa buffone per giocare. Il buffone diventa Re e sa già che dovrà pagare con la vita.
E dietro al gioco il carro della morte, il movente dell’azione, il pensiero che arma la mano: La Regina, vittima e movente.
Che disgrazia amare una Regina. Solo il Re può amare la Regina.
La Regina muore.
Colei che muore è bella, pura, santa.
La Regina, quella donna, ci mise il tempo di uno sguardo per giudicare la mia inanità, e per consacrarmi al più assoluto disprezzo! La Regina ha giudicato e l’anima mia e il mio corpo. Ha visto che sotto i miei abiti magnifici ero un buffone.
Entro ed esco da questi sogni, confondendo il re ed il buffone, confondendo attore e personaggio.
La mia corona … voglio la mia corona… sono io il RE!
No! Sono io il Re, perché avevo l’amore della Regina!
La Regina è morta. Vada con Dio. Vada col Diavolo.
Ha tradito ogni Re. E le donne se ne vanno così, dentro ogni storia, dentro ogni vita.
Sentirò i miei passi sulle assi del palco, e la Regina tornerà a vivere, la Regina tornerà a morire. Solo un buffone morirà per lei. Forse anche un uomo.
Ehi, boia?... il mio buffone, il mio povero buffone! … Una Regina è una cosa che si trova; ma un buffone…
Dovrò solo scegliere se fare il Re o il Buffone. O il boia.
14 marzo 2010
E' che non so

Vibrano anche i bicchieri e il long island ice tea diventa una palude di sabbie mobili dove non riesco nemmeno a sparire. Dovrò mettermi di impegno per amare il d.j. che mi massacra le orecchie e non fa altro che muovere la testa.
Destra, sinistra, su, giù, destra sinistra, su, giù....
Non hai nemmeno un nome adesso, in mezzo alle storie, non hai più un nome; diventi l'insieme delle storie, prendi l'identità di quello che sono le cose. Ora sei l'ultimo nome dei pensieri, ora sei il vento nella vela.
Non sono nemmeno capace a bere il veleno in silenzio. Era così morbido il passo che avevi per scappare che sono rimasto incantato a guardarti. Il suono di un carillon ti accompagnava in mezzo ai vicoli, mentre saltellavi tra una notte e un ripensamento.
Troppo bella quella cameriera per esser ancora vergine.
La vecchia guardia dimentica con l'alcool le notti e i sospiri. Non mi sono allenato mai troppo bene per odiare. E' che non so andare mai via dalla dolcezza degli istanti. Ho chilometri di asfalto dentro alla testa,
E' che non so imparare da nessun errore. E' che forse non sbaglio mai. E' che le cose sono perfette così come sono. E' che un amore ha sempre un ottimo motivo per morire. E' che io ti conosco solo per nome. E' che non conosco altro che le prime note di ogni canzone che mi hai cantato.
Potrei farmi portare un bacio da quel sorriso che lavora nel locale. Insieme ai pop corn.
Ma come puoi fare così male?
12 marzo 2010
TIRANNIDE

«Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.»
(Vittorio Alfieri, Della Tirannide, Libro 1, Cap. 2)
05 marzo 2010
Destinazione sbagliata
La notte sembrava serena
ma è sceso il dubbio dentro al cuore
ad avvelenare le sue fragili certezze
che su di me si sono rovesciate,
travolgendomi,
lasciandomi solo una spezzata volontà
e il fiato corto.
Ci sono antichi padri
che vogliono il mio sangue,
terra grassa che attende il mio passo
e dolori da riempire con un tetro silenzio.
Certi viaggi si fanno da soli,
con gli addii sbagliati,
senza una lacrima al momento giusto.
Una piccola lucciola
illuminava la finestra del ritorno,
ma un flebile sospiro nella notte
ha spento ogni speranza.
Non potrò mai più cercare nella nostra notte.
ma è sceso il dubbio dentro al cuore
ad avvelenare le sue fragili certezze
che su di me si sono rovesciate,
travolgendomi,
lasciandomi solo una spezzata volontà
e il fiato corto.
Ci sono antichi padri
che vogliono il mio sangue,
terra grassa che attende il mio passo
e dolori da riempire con un tetro silenzio.
Certi viaggi si fanno da soli,
con gli addii sbagliati,
senza una lacrima al momento giusto.
Una piccola lucciola
illuminava la finestra del ritorno,
ma un flebile sospiro nella notte
ha spento ogni speranza.
Non potrò mai più cercare nella nostra notte.
25 febbraio 2010
In catene

Entro nelle chiese di notte
per rubare preghiere dimenticate.
Ascolto maledizioni e sogni,
compro gli ultimi libri
che brucerò insieme
al destino.
Quanto pesa il tempo nel tuo stomaco?
Vago nel mondo dei non vivi,
e come Er, dopo 1000 anni
troverò un corpo diverso.
Ancora tu berrai nel Lete
e sarà la notte.
Ora mi sento vivo,
preso dal tuo alito,
accolto dentro un pensiero.
Salva almeno il mio nome,
seppellisci la carne nel sole dell'est.
Io conosco
mani che stringono il freddo,
strade buie dove si perde la notte.
Tu ricordi nomi mai sentiti,
compri specchi che riflettono
una vita tagliente e sconosciuta.
Pagherò l'ultimo debito vivendo.
Respirami,
sono nell'aria.
17 gennaio 2010
La Luna sul tetto

Ho avvicinato troppo la vita alla realtà:
Quando succede bisogna fermarsi
e ricominciare a sognare.
Non ho bisogno di questo silenzio,
ho solo pochi spiccioli
e una manciata di parole
che non spenderò per comprare
la pietà di nessuno.
Berrai l'acqua del Lete
e avrai una nuova virtù.
Come si fa a spegnere il buio?
Dentro ogni verità
muore sempre qualcosa.
24 dicembre 2009
Le fate

Ho incontrato le fate
ed hanno fatto di me un sognatore.
Ho incontrato un uomo
ed ha fatto di me una bestia.
Ho incontrato una montagna
ed ha fatto di me un albero.
Ora sono qui ,
con le radici nella terra
e vedo gli uomini che cacciano gli animali
e impiccano le fate ai miei rami.
Sanno uccidersi così bene
che la fantasia non gli serve più.
Ma le fate non muoiono …
21 dicembre 2009
Insonnia
03 dicembre 2009
met emet

Non serve a nulla chiudere gli occhi.
Si siede accanto a me
e sussurra nomi.
Nomi e parole che mi hanno abbandonato.
Ho sognato per te.
C'erano grandi palazzi di marmo
dove perdere gli ultimi sorrisi.
Ho sognato che domani
avrei sperato nel giorno.
Raccogli tutto e metti insieme
il silenzio.
Ho aspettato troppo per dirti
che chiuderò gli occhi guardando
dentro immobili bocche.
Anche tu dirai sì.
26 novembre 2009
Figlio del silenzio

Ho inghiottito l'ultima lama della maledizione.
ed ora, algida e feroce dirompe nel ventre,
scarifica la mia ragione fino allo zenit del terrore.
Sul bianco muro dell'agonia ho scritto
l'ira di uno sconosciuto dio,
simulacro di potenza e dolore,
anima perdente della mia irriverente solitudine.
Richiudo i petali,
scivolando nella serena demenza del ricordo,
cullato dalle derive dei rimorsi
dove il freddo ammanterà il mio corpo.
Sono figlio di un inenarrabile silenzio,
nato per ascoltare le lacrime,
per guardare occhi ammutinati e solerti,
per camminare dentro una nebbia che brucia.
Questa notte
avrà ancora una volta un nome.
Forse il tuo.
01 novembre 2009
Solo la notte
Ti ho mai raccontato
di quante volte
mi sono fermato
a cercare una ragione
per non piangere?
Ci sono alberi
che hanno il tuo nome
e montagne cosi alte
dove ho portato a sanguinare
il mio orgoglio.
Ti ho mai raccontato
di quante volte
ho chiuso gli occhi
prima di una curva?
Oggi le parole sono arrivate
cosi da lontano
che nemmeno le ricordavo;
sono stato cancellato
da un passato
morto e sepolto.
Butta via tutto di me
se non vuoi più nulla.
Ti ho mai raccontato
di quanto sia bravo
a morire in silenzio?
di quante volte
mi sono fermato
a cercare una ragione
per non piangere?
Ci sono alberi
che hanno il tuo nome
e montagne cosi alte
dove ho portato a sanguinare
il mio orgoglio.
Ti ho mai raccontato
di quante volte
ho chiuso gli occhi
prima di una curva?
Oggi le parole sono arrivate
cosi da lontano
che nemmeno le ricordavo;
sono stato cancellato
da un passato
morto e sepolto.
Butta via tutto di me
se non vuoi più nulla.
Ti ho mai raccontato
di quanto sia bravo
a morire in silenzio?
14 ottobre 2009
Nella notte

Le telefonate nella notte fanno gelare il sangue. La mano corre sotto al cuscino, sul gelido metallo che rassicura. Attimi, poi la mano accoglie nel palmo il telefono. Ascoltare e tacere: Numeri e nomi da ingoiare dentro le sinapsi, intascare le solite raccomandazioni e controllare l'orologio.
Uomini ramazza, nettezza urbana senza tempo.
Nella tasca c'è sempre il peso di una possibile fine, I viaggi sono scritture nel tempo, racconti monotoni e previsti.
La raccolta di menzogne è interminabile, quasi pietosa, come una maschera necessaria per coprire la smorfia del dolore.
Preparo ancora i miei suoni meccanici con le mani che si muovono a memoria, cieche e precise. Mani che non dimenticano.
Non sarò mai più così leggero da tornare a volare.
Ascolto sempre le ultime parole.
Le telefonate nella notte a volte confondono i nomi.
Le telefonate nella notte a volte fanno dormire bene.
29 settembre 2009
Non sanno mai chi sei

Posso raccontare di come sia la notte. Posso raccontare come erano certe notti.
Non avevano la luna, non avevano strade conosciute, non avevano numeri civici sulle porte, non avevano viali conosciuti, non parlavano la mia lingua. Arrivavo da solo, attraverso varchi anonimi, senza dichiarare nulla, senza il mio nome.
Incontravo persone senza un volto, con poche parole calibrate, consigli scritti sulla lingua e ordini precisi nelle mani.
La notte allora cominciava a scorrere lenta dentro. Servivano solo gli occhi e il silenzio.
Il silenzio rimane fermo lì, tra la bocca e lo stomaco ancora per qualche tempo dopo la notte. Quel silenzio secca la lingua, taglia le sinapsi.
Servivano solo gli occhi e il silenzio quando dovevo pensare a tornare con il mio respiro.
Non sanno mai chi sei. Non lo sanno prima, non lo sanno dopo. Non lo sanno perché te lo raccontano prima, chiamandoti per nome, dicendoti come sei nato, come mangi, come dormi, come vivi.
Avevano il mio DNA tra le dita ma non mi chiamavano col mio nome. Non volevano sapere chi ero quando era notte.
Di notte ero solo un'ombra.
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