
Scegli me,
sono l'ultimo passo
dentro la notte.
E mi allontano dentro un'agonia,
tacendo, dove tu vuoi perderti ancora.
Scegli me.
Non capisco se sono stanco o se mi stancano gli altri. Cercare risposte è un gran bel mestiere ma devi avere pronte le giuste domande. Ma, soprattutto, bisogna sapere a chi farle. Voi avete risposte?
Non ho il tempo per amare il vuoto;
ho solo bisogno di muovere le prospettive del mio silenzio.
Sussurravi i sorrisi e li scambiavo per abitudine,
morivi tra i miei pensieri
e non mi sono accorto che potevo dargli un nome,
uno qualunque,
un nome che assomigliasse ad amore.
Ma non ho più tempo per girarmi indietro
e sperare di vederti arrivare con un bacio
nascosto sulle labbra.
Non occorre mai troppo tempo per amare ;
esistono i domani che tu puoi solo inventare
ma che hai venduto al dolore.
Le incontri,
le conosci,
ti regalano emozioni e pensieri nuovi
e credi sia la realtà.
Le persone che giocano.
Hanno bisogno di te,
dei tuoi rimproveri,
delle tue certezze,
dei tuoi errori ,
del tuo corpo,
delle tue idee,
della tua straordinarietà,
del tuo modo speciale di essere.
Poi l'abitudine.
Poi il deja vu.
Poi l'aver conosciuto.
Poi tutto
diventa cosa comune,
ordinaria, banale e conosciuta.
Le persone che usano le parole,
per usare te.
La noia che affligge chi gioca
e non si appassiona.
Passatempo.
Parcheggiami qui,
pago io.
Grazie del tuo sorriso.
Raccontami ancora
le tue bugie,
ho voglia di sentire la tua voce,
raccontami di te.
Straordinariamente inutile.
Cercavo solo un posto sicuro
dove ridere di me.
Parcheggiami dove ti pare.
Pago io.
Appoggiato al muro aspettavo la sera, laggiù, in quel vicolo che conduce al mare. Sono rimasto con i pensieri e la schiena attaccati a quel vecchio muro di pietra cercando di capire tutto quello che mi avevi detto. Potevo solo tacere, leggere tra le pieghe della tua bocca che vomitava l'inferno e la disperazione. Restavo fermo davanti a te mentre mi chiedevi di ruggire ancora, come il mare quel giorno.
Non sappiamo nemmeno quale forza abbia tenuto il nostro cuore in pugno affinché smettesse di battere più forte; la tua era forse solo rabbia, forse stanchezza.
Avrei lasciato le mie mani andare sul tuo corpo per ritrovare ancora il tuo seno. Ma rimanevo lì immobile e guardavo le tue mani che si trasformavano in mazze ferrate e mi colpivano forte sul petto; poi il pianto rallentava come i tuoi colpi, fino a spegnersi tra i singhiozzi. Mi facevano più male le tue lacrime che ogni colpo ricevuto.
Stavo lì, con le spalle al muro, mentre sparivi dietro l’angolo lasciando solo la scia del nostro tempo.
Non trovavo la forza di andarmene, di lasciare anche quell’ultimo posto dove sapevo avresti potuto trovarmi. Forse gli occhi si bagnarono per la pioggia, ma venne la notte a nascondere la mia fuga.
Ritorno ancora qui per cercare il suono di un perché. Forse coglierò il giorno nel quale anche tu avrai bisogno di risposte e ti vedrò accarezzare quel muro nudo e pietoso che ha accolto la mia pena.
Sai amore mio, io non sono mai andato via da quel muro: quando si muore non si va più via da nessun posto.